mercoledì 31 dicembre 2014

Buon anno!


Credevo d'aver lasciato il sole alle mie spalle
invece anch'esso si affretta per accogliermi al mio arrivo.

Carissimi amici del blog, 
oggi in una città dell'est-Europa, ho incontrato qualcuno che legge il blog, una coppia amica che vive a Barcellona. Mi incoraggiavano ad andare avanti. Poi qualcuno mi ha scritto che inizia con me la giornata... 
Allora il blog è comunione, è intesa, è trama di parole che crea incontri... e tutto risulta voluto e programmato da un Regista invisibile che sembra voglia comporre con le nostre voci un canto.     
All'unisono con ciascuno di voi, il canto dirà gratitudine.
A ciascuno e a tutti insieme il mio grazie e il mio augurio più affettuoso.
                                               Tanino 

Il tempo...


La farfalla non conta mesi ma momenti, 
e ha tempo a sufficienza.

        Rabindranath Tagore

domenica 28 dicembre 2014

Aiutami a nascere!

Questa storia, che ho pubblicato nella rivista Città Nuova, è stata presa da molti. Ne sono contento e grato. 
La ripubblico integralmente con i miei auguri per il nuovo anno. 
            Tanino
_______________

Gelida mattina d’inverno. Alla fermata attendo il bus 61. Dal cancello principale del cimitero che sta di fronte vedo uscire una vecchietta che cammina lentamente appoggiandosi ricurva ad un malfermo bastoncino.
Si avvicina alle strisce pedonali per attraversare. Ma una dopo l’altra le macchine le passano veloci davanti. Finalmente una macchina si ferma e la lascia camminare lentamente lentamente. Lei, giratasi, continua a guardare grata verso l’auto che l’ha lasciata passare.
Le vado incontro per aiutarla a salire il gradino del marciapiede.
Dentro di me ribolle l’indignazione per quanti non si sono fermati.
Lei, offrendomi la mano per essere aiutata, guarda ancora la macchina, ormai lontana, che l’aveva fatta passare. Poi, con un sorriso di indicibile bellezza, mi chiede: “Vero, che c’è tanta bontà in questo mondo?”. Quando arriva il 61 l’aiuto a salire.
Guardandomi attorno, in mezzo a tanti volti che sembrano delle  casseforti sigillate, quella donnina mi sembra sia il tesoro che sta trasportando il bus e nessuno lo sa. La guardo ancora e mi sento esterrefatto per la lezione che mi ha dato. Lei non ha tenuto conto di chi non si era fermato, ha visto soltanto chi le aveva permesso di passare. Non ha visto altro. Le dico “Come sarebbe diverso il mondo se vedessimo soltanto il bene e non il male”. Interviene a questo punto un signore seduto vicino: “Allora sì che fallirebbero i telegiornali e tutti i rotocalchi. Di cosa si nutrirebbe la politica? Veleno, veleno è l’unica risorsa di ogni potere. Soltanto la malvagità equilibra il mondo. Odio ci vuole, sempre di più. Sto andando a denunciare il mio vicino di casa che con le sue orge notturne non ci lascia dormire. Lui ci avvelena la vita e io l’unica cosa che posso fare è distruggerlo. E stavolta se la passerà male!”.
La vecchietta lo guarda con materna comprensione, poi fattasi seria: “Avevo un figlio, che ha vissuto forse come il suo vicino di casa. È morto a 33 anni per overdose. Tutte le mattine lo vado a salutare. Quando sono alla tomba mi sembra di rivederlo nella culla, piccolo, indifeso, bisognoso di tutta la mia protezione. Ormai nulla può fargli male, eppure è come se mi chiedesse di difenderlo, di proteggerlo ancora. L’unica cosa che posso fare è continuare a difenderlo.  
L’unico figlio. Con mio marito abbiamo lavorato duramente per assicurargli una vita migliore della nostra. Ma è stato più infelice di noi. Amicizie sbagliate. Per un ragazzo buono e pulito come lui la scivolata fu veloce. Per anni non abbiamo saputo dov’era. Attraverso un  suo vecchio amico venimmo a sapere che gironzolava come un barbone alla periferia della città. Mio marito riuscì a trovarlo. Era irriconoscibile. Sembrava più vecchio del padre. Accettò di essere curato. In ospedale si comportava come un animale ferito. Parlava poco, lui che era un brillante intrattenitore delle feste.
Un giorno mi disse: “Non c’è cosa peggiore per un uomo che sapere di essere inutile. Niente è più soffocante dell’inutilità”. Non serviva dirgli, ripetergli che per noi era importante. Era come se in lui fosse bruciata la radice della vita.
Uscito dall’ospedale sparì, senza dirci niente, come la prima volta. Mio marito morì di crepacuore. Io avevo speranza.
Quando vennero a dirmi che l’avevano trovato morto si chiuse la speranza. Chissà da quando tempo era morto. Non me l’hanno fatto mai vedere. Nella sua giacca, hanno trovato delle frasi scritte su carta da sigarette o droga, la grafia era la sua.
La vita non mantiene mai le sue promesse. Se tu esistessi faresti giustizia. Il male ha tutti i poteri. Tu non sei mai nato su questa terra. Se ci fossi, ti chiederei di ricrearmi. Povero figlio mio, chissà che dolori ha provato! Il nostro amore non è bastato! Si apriva davanti a me la strada della disperazione, oppure … rigenerare mio figlio. Per amore di lui cominciai a vivere per gli altri e non per me. Ciò mi ha aiutato a rinascere e a rigenerare mio figlio.
In qualche modo era come se Dio mi avesse affidato il compito di possedere un amore che non avevo mai avuto. Certo che senza la fede non ce l’avrei fatta. La fede ha delle risorse di forza che quando meno te lo aspetti si mostrano in tutta la loro potenza. Ora mio figlio palpita in me”.
Il signore che le siede accanto, nonostante la sua statura, sembra diventato piccolo e insicuro. Come disorientato. Poi le chiede, quasi balbettando, se può fare qualche cosa per lei. La vecchietta, come se attendesse la richiesta, risponde veloce: “Il suo vicino potrebbe essere suo figlio che vuole essere ricreato!”.
Soltanto il rumore del motore vibra nell’aria. Quando la vecchietta si alza per dirigersi alla fermata, il signore l’accompagna. Mi salutano tutti e due. Scende anche lui. Il palazzo dove prima aveva detto di essere diretto non era da quelle parti. Mentre il bus si allontana vedo sul marciapiede quel grande uomo che offre il suo braccio alla vecchietta.
L’atmosfera di Natale colora la città e abbraccia il bus, le macchine, la gente.
“Vero, che c’è tanta bontà in questo mondo?” echeggia in me la piccola voce di una fragile donna quasi piegata su un bastoncino instabile. Mi guardo in giro. La gente chiusa nei cappotti e nei cuori è fragile e indifesa. La commozione è forte. È come se ogni sguardo spento mi stia implorando: aiutami a nascere, fammi da madre!  


venerdì 26 dicembre 2014

Er presepe


Ve ringrazio de core, brava gente,

pé ‘sti presepi che me preparate,
ma che li fate a fa? Si poi v’odiate,

si de st’amore non capite gnente…

Pé st’amore sò nato e ce sò morto,

da secoli lo spargo dalla croce,

ma la parola mia pare ‘na voce

sperduta ner deserto, senza ascolto.

La gente fa er presepe e nun me sente;

cerca sempre de fallo più sfarzoso,

però cià er core freddo e indifferente

e nun capisce che senza l’amore 

è cianfrusaja che nun cià valore.

                                              Trilussa

mercoledì 24 dicembre 2014

Con Gesù la gioia è di casa


…Da quando Gesù è entrato nella storia, con la sua nascita a Betlemme, l’umanità ha ricevuto il germe del Regno di Dio, come un terreno che riceve il seme, promessa del futuro raccolto. Non occorre più cercare altrove! Gesù è venuto a portare la gioia a tutti e per sempre. Non si tratta di una gioia soltanto sperata o rinviata al paradiso: qui sulla terra siamo tristi ma in paradiso saremo gioiosi. No! Non è questa ma una gioia già reale e sperimentabile ora, perché Gesù stesso è la nostra gioia, e con Gesù la gioia di casa, come dice quel vostro cartello: con Gesù la gioia è di casa. Tutti, diciamolo: “Con Gesù la gioia è di casa”. (…)


Papa Francesco all’Angelus del 14 dicembre 2014

martedì 23 dicembre 2014

Messaggio di papa Francesco per Natale



Il Natale di solito è una festa rumorosa: ci farebbe bene un po’ di silenzio per ascoltare la voce dell'Amore. 
Natale sei tu, quando decidi di nascere di nuovo ogni giorno e lasciare entrare Dio nella tua anima. L’albero di natale sei tu quando resisti vigoroso ai venti e alle difficoltà della vita. Gli addobbi di natale sei tu quando le tue virtù sono i colori che adornano la tua vita. La campana di natale sei tu quando chiami, congreghi e cerchi di unire.
Sei anche luce di natale quando illumini con la tua vita il cammino degli altri con la bontà la pazienza l allegria e la generosità. 
Gli angeli di natale sei tu quando canti al mondo un messaggio di pace di giustizia e di amore. La stella di natale sei tu quando conduci qualcuno all incontro con il Signore. Sei anche i re magi quando dai il meglio che hai senza tenere conto a chi lo dai. La musica di natale sei tu quando conquisti l'armonia dentro di te. Il regalo di natale sei tu quando sei un vero amico e fratello di tutti gli esseri umani. Gli auguri di Natale sei tu quando perdoni e ristabilisci la pace anche quando soffri. Il cenone di Natale sei tu quando sazi di pane e di speranza il povero che ti sta di fianco.
Tu sei la notte di Natale quando umile e cosciente ricevi nel silenzio della notte il Salvatore del mondo senza rumori né grandi celebrazioni; tu sei sorriso di confidenza e tenerezza nella pace interiore di un natale perenne che stabilisce il regno dentro di te. Un buon natale a tutti coloro che assomigliano al natale.”

lunedì 22 dicembre 2014

Chi provoca vocazioni?


"Provoca vocazioni
solo chi ha una vocazione"

                                 Natalia Ginzburg

domenica 21 dicembre 2014

Benigni spiega i 10 Comandamenti

"Tutto è amore
e amore coincide
con la felicità.
Cercatela ora la felicità.
Ce l'hanno data a tutti noi, 
ma era un regalo così bello
da averlo nascosto.
E molti non si ricordano
dove l'hanno messo.
Mettete tutto all'aria,
c'è la felicità, è lì!
E anche se si dimentica di noi,
noi dobbiamo sempre
ricordarci di lei"

Roberto Benigni
i 10 Comandamenti

sabato 20 dicembre 2014

L'umanità che fiorisce


In questi giorni carichi di speranza e attesa, una frase di Bonhoeffer mi sembra corrisponda profondamente a quello che ogni cristiano sperimenta. 


«Non ci interessa 
un divino che non faccia anche fiorire l'umano.
Un Dio cui non corrisponda il rigoglio dell'umano non merita che ad esso ci dedichiamo»


                             Dietrich Bonhoeffer