mercoledì 27 aprile 2011

Voglio imparare ad amare di più

--> Mi scrive Barbara ciò che le è accaduto qualche giorno fa. Con il suo permesso pubblico questa storia che è stata per me un vero dono.


Una mattina, poco prima di Pasqua, tornavo a casa dopo essere passata dal negozio di frutta e verdura biologica con due belle cassette piene di ortaggi e frutti di stagione. Fuori c’era un bel sole alto e la giornata era luminosa e sorridente.
Parcheggiai come al solito sotto casa, aprii lo sportello posteriore della macchina e feci per prendere le verdure.
Con la coda dell’occhio notai però che, dietro alle mie spalle, un ragazzo tunisino, vagava con la bici e ad un certo punto si fermò proprio davanti alla casa della mia vicina. Il cancello di questa signora anziana è sempre aperto, perché probabilmente lei si fida molto degli altri.
Il ragazzo scese dalla bicicletta e strappò una specie di frutto dal suo giardino, poi se lo portò alla bocca. In quel momento mi girai, non volevo che capisse che lo stavo guardando, pensai che forse aveva fame, ma quel frutto sicuramente era immangiabile perché nel suo giardino ci sono solo fiori e piante da ornamento. Presi la cassetta con la frutta e mi girai per portarla dentro casa.
In quel momento il ragazzo tunisino si avvicinò a me e guardando la cassetta con i frutti colorati mi chiese se potevo dargli qualcosa perché aveva fame. Io allora gli dissi che quelli che stava guardando erano dei limoni , poi aprii nuovamente lo sportello dell’auto e presa dall’altra cassetta una mela,  gliela porsi con il cuore, con un bel sorriso, sentendo di aver fatto una buona azione.
Lui però a quel punto, avendo visto un bel cestino di fragole, mi disse che voleva quello perché a lui piacevano molto.
A quel punto, scattò qualcosa dentro di me, pensai che quelle fragole biologiche le avevo pagate tanto e che forse tanta fame non doveva averne per desiderare delle fragole.
Così gli dissi che le fragole piacevano anche a me e se le avessi date a lui io sarei rimasta senza e non gli diedi altro.
Una volta dentro casa però cominciai a capire quanto è ipocrita la nostra bontà. Io avevo dato a lui, qualcosa che non mi costava neanche così tanto, qualcosa di cui avrei potuto fare a meno.
Molto diverso sarebbe stato invece donare la cosa che mi piaceva di più.
Mi tornarono in mente le parole di Gesù : - Ama il tuo prossimo come te stesso! –
Io non lo avevo amato come me stessa. Raccontando ad amici questo episodio, la maggior parte di loro mi dissero che io mi ero comportata più che bene, che in fondo gli avevo pur donato qualcosa e casomai, lui era stato prepotente nel chiedermi ancora qualcosa di più, che comunque bisogna mettere dei paletti a queste persone perché altrimenti se ne approfittano, ecc.
Però dentro di me capii che questa è stata sicuramente una prova.
Noi a volte crediamo di fare delle buone azioni, solo per mettere in pace la nostra coscienza, ma se ci viene chiesto qualcosa di più allora viene fuori il nostro “ego” , i nostri “attaccamenti”.
Le fragole per me, in fondo erano qualcosa di superfluo, anche se le avevo pagate tanto.
C’è chi ha dato la propria vita per il prossimo, in fondo a volte non ci viene chiesto così tanto.
Voglio imparare ad amare di più. Barbara

foto mia

lunedì 25 aprile 2011

L'albero del perdono

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Ho trascorso la Settimana Santa in un villaggio sulle rive del lago Balaton in Ungheria. Alla Messa di Pasqua il sacerdote ha raccontato un fatto che trascrivo perché sia dono per molti, come lo è stato per me.

Un uomo era in carcere per un grave reato. Amici, conoscenti e parenti lo avevano abbandonato. Così il prigioniero scontò la sua pena nella solitudine ma nella speranza che un giorno sarebbe stato perdonato. 
Arrivò il giorno in cui poté lasciare il carcere.
Prese un treno che andava verso il suo paesino. 
Nel modo di comportarsi di quell'uomo, pieno di speranza e timore, gli altri viaggiatori videro che c'era qualcosa di speciale. E gli chiesero chi fosse.
L’ex carcerato raccontò del suo errore, della pena, dell’abbandono di tutti e disse anche che sperava di tornare a casa ma non sapeva se l’avrebbero accolto. 
La sua famiglia aveva un orto vicino alla stazione e aveva scritto loro di attaccare all’albero un nastro bianco nel caso in cui lo avessero perdonato e voluto in famiglia. In caso diverso non sarebbe sceso neanche dal treno, avrebbe proseguito il suo viaggio, chissà dove.
La notizia si sparse tra tutti i viaggiatori e quando il treno stava avvicinandosi al paesino, tutti erano ai finestrini per vedere se all’albero ci fosse il nastro.
Quale fu il loro commosso stupore? Sull’albero c’erano tanti e tanti nastri che sventolavano festosi.    

foto mia 

sabato 23 aprile 2011

BUONA PASQUA 2011

La carità, segno e pegno di risurrezione, ha sempre un prezzo, talvolta alto.







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lunedì 11 aprile 2011

BEATITUDINE E' ...

Beatitudine è:
sapersi mistero del Mistero,
silenzio del Silenzio.


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giovedì 7 aprile 2011

Grazie, Monica!

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Monica ha lasciato questo commento:

Solo oggi leggo le ultime pagine del blog. 
E grazie per questa profonda condivisione. Sono riuscita oggi a verbalizzare ciò che una settimana fa è successo fra me e mio marito: ho lasciato che il perdono fosse Suo [opera di Dio] e non mio. 
Ho fatto ESPERIENZA del Suo AMORE attraverso quel perdono... e una persona nuova vedo ogni giorno avanti a me. 
E lo sono anche io. 
GRAZIE DI CUORE perchè la vostra vicinanza è stata preziosa, pur senza saperlo. 
GRAZIE. Monica MD

Grazie a te, Monica: ci dai una grande lezione!
                                                Tanino e lettori
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domenica 3 aprile 2011

CHE COSA IMPORTA? TUTTO E' GRAZIA


Il vangelo, cioè Gesù, sempre accompagna il mio cammino con parole azzeccate che danno senso al mio stesso andare, mi illuminano, mi aiutano se mi trovo a esitare, mi danno un segnale, danno contenuto alla gioia.
Stavolta "Non ciò che io voglio, ma ciò che vuoi tu" (Mc 14,36) è la frase che mi aiuta a chiudere un capitolo della mia vita e aprirne un altro. L’annuncio di un trasferimento dalla Slovacchia, dove vivo da più di otto anni, in Italia, mi è arrivato qualche settimana fa trovandomi nella più grande felicità perché è un’intima conferma del mio dialogo con Dio.
La proposta che mi è stata fatta ha mostrato anche il grado di libertà raggiunta ed ho visto, con gioiosa sorpresa, che tutto quello che mi accade, se pur mosso da questa o quella persona, è per me un dono.
Salutando le persone con le quali ho fatto un tratto di strada più o meno lungo, ripeto la frase di Gesù “Non ciò che io voglio…”, e mi accorgo che la partenza non è più soltanto un fatto mio, ma un sì comunitario a un gioco di squadra.
Ogni stagione che si chiude è sempre un profetico segno della fine del tempo e, per questo, è grazia.
Il Diario di un curato di campagna di Georges Bernanos si chiude con una frase di Teresa di Lisieux, in bocca al protagonista-narratore: "Che cosa importa? Tutto è grazia". L’autore del romanzo ha espresso la scoperta che molti fanno alla fine della vita. Tutto è grazia! 

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