L’amore incontra se stesso solo nell’atto d’amare. L’amore che si fa senza conoscenza, malgrado se stesso e contro la sua natura, non raggiunge la piena coscienza di se stesso.
Thomas Merton (1915-1968), monaco trappista, mistico, scrittore e poeta.
Thomas Merton (1915-1968), monaco trappista, mistico, scrittore e poeta.
Quando mi accosto a un bambino, egli mi ispira due sentimenti; tenerezza per quello che è, e rispetto per quello che può diventare.
Louis Pasteur (1822-1895), chimico, biologo francese.
L'unico modo che abbiamo di preparare questi tempi nuovi è di prepararli fin d'ora in noi stessi.
In qualche modo mi sento leggera, senz'alcuna amarezza e con tanta forza e amore.
Vorrei tanto vivere per aiutare a preparare questi tempi nuovi: verranno di certo, non sento forse che stanno crescendo in me, ogni giorno?
Stamattina ho pregato pressappoco così.
M'è venuto spontaneo d'inginocchiarmi su quella dura stuoia di cocco del bagno e le lacrime mi scorrevano sul volto.
E credo che quella preghiera mi abbia dato forza per tutto il giorno.
Etty Hillesum
“Tutta la bontà e gli eroismi risorgeranno, poi saranno nuovamente abbattuti e risorgeranno.
Non è che il male vince - non lo farà mai - ma il fatto è che non muore”.
John Steinbeck (1902-1968), scrittore statunitense.
Noi dobbiamo considerare e trattare ciascun essere umano, anche il più diverso da noi, anche il più abietto o il più misero sulla base del seguente presupposto: a motivo dell’eterna volontà di Dio, Gesù Cristo è anche suo fratello. Dio stesso è anche suo padre.
da L’umanità di Dio, di Karl Barth (1886-1968), teologo e pastore riformato svizzero.
Prendi qualcosa dalla vita reale, d'ogni giorno,
senza trama e senza finale.
Da una lettera al proprio fratello di Anton Cechov (1860-1904), scrittore e drammaturgo russo.
Non siate uno di quelli che pur di non rischiare il fallimento non tentano mai nulla.
Thomas Merton (1915-1968), monaco trappista, mistico, scrittore e poeta.
La sconfitta non è il peggior fallimento.
George Edward Woodberry (1855-1930), critico e poeta americano.
il caso favorisce soltanto la mente preparata.
Louis Pasteur (1822-1895), chimico, biologo francese.
Fr. Roger di Taizé (1915-2005), monaco.
Nessuno vuole la verità se è scomoda.
[No one wants the truth if it is inconvenient].
Arthur Miller (1915-2005), drammaturgo e giornalista statunitense.
La democrazia deve rinascere in ogni generazione e l'istruzione è la sua ostetrica.
John Dewey (1859-1952). Pedagogista e filosofo statunitense.
Perché non stiamo lì con Gesù vivo nel tabernacolo?
Le persone dovrebbero fare la fila per entrare nelle chiese.
Beato Carlo Acutis
“Gigi, sei stato vero, sei stato uomo, e in tutto quello che hai fatto eri intero. Grazie!”.
Ottant’anni fa nasceva e oggi, 2 novembre ’20, festeggia in Cielo il suo compleanno.
“Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati” (Mt 5,4).
Chi non ha pianto, nella propria vita? E chi non ha conosciuto persone il cui dolore traboccava attraverso le lacrime? Oggi poi, che i mezzi di comunicazione portano nelle nostre case immagini da tutto il mondo, rischiamo addirittura di abituarci, di indurire il cuore di fronte al fiume di dolore che rischia di travolgerci.
Anche Gesù ha pianto (1) ed ha conosciuto il pianto del suo popolo, vittima dell’occupazione straniera. Tanti malati, poveri, vedove, orfani, emarginati, peccatori accorrevano a Lui per ascoltare la sua Parola risanatrice ed essere guariti, nel corpo e nell’anima.
Nel vangelo di Matteo, Gesù è il Messia che compie le promesse di Dio ad Israele e per questo annuncia:
“Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati”.
Gesù non è indifferente alle nostre tribolazioni e impegna sé stesso nel guarire il nostro cuore dalla durezza dell’egoismo, nel riempiere la nostra solitudine, nel dare forza alla nostra azione.
Così ci dice Chiara Lubich, nel suo commento alla stessa Parola del Vangelo: «[…] Gesù, con queste sue parole, non vuole portare chi è infelice alla semplice rassegnazione promettendo una ricompensa futura. Egli pensa anche al presente. Il Suo Regno infatti, anche se in maniera non definitiva, è già qui. Esso è presente in Gesù che, risorgendo da una morte sofferta nella più grande afflizione, ha vinto la morte. Ed è presente anche in noi, nel nostro cuore di cristiani: Dio è in noi. La Trinità vi ha preso dimora. E allora la beatitudine annunziata da Gesù può verificarsi sin d’ora. […] Le sofferenze possono permanere, ma c’è un nuovo vigore che ci aiuta a portare le prove della vita e ad aiutare gli altri nelle loro pene, a superarle, a vederle, come Lui le ha viste e accolte quale mezzo di redenzione». (2)
“Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati”.
Alla scuola di Gesù, possiamo imparare ad essere l’uno per l’altro testimoni e strumenti dell’amore tenero e creativo del Padre. È la nascita di un mondo nuovo, che risana la convivenza umana dalla radice ed attira la presenza di Dio tra gli uomini, sorgente inesauribile di consolazione per asciugare ogni lacrima.
Così Lena e Philippe, del Libano, hanno condiviso la loro esperienza con gli amici della comunità ecclesiale: «Carissimi, vi ringraziamo per i vostri auguri per la Pasqua molto speciale di quest’anno. Stiamo bene e cerchiamo di stare attenti a non esporci al virus. Tuttavia, essendo in prima fila nell’azione “Parrainage Liban” (3), non possiamo rimanere sempre a casa e usciamo circa ogni due giorni, per assicurare i bisogni urgenti ad alcune famiglie: soldi, vestiti, cibo, prodotti farmaceutici etc… Già prima del Covid-19, la situazione economica nel Paese era molto pesante e, come in tutto il mondo, oggi è peggiorata. Ma la Provvidenza non manca: l’ultima è arrivata la settimana scorsa da un libanese che vive fuori dal Libano. Ha chiesto a Lena di assicurare un pasto completo, tre giorni alla settimana, per dodici famiglie per tutto il mese di aprile. Una bella conferma dell’amore di Dio che non si lascia vincere in generosità».
Letizia Magri
____________________________________________________________________
1 Cf. Gv 11,35; Lc 19,41.
2 C. Lubich Parola di Vita novembre 1981, in eadem, Parole di Vita, a cura di Fabio Ciardi (Opere di Chiara Lubich 5;
3 Spiega Lena : «L’azione Parrainage Liban e’ nata nel 1993 da un gruppo di famiglie che vivevano la Parola di vita, per aiutare una mamma con 5 bambini, con il marito in carcere. Fino ad adesso abbiamo aiutato circa 200 famiglie, di tutto il Libano e di tutte le religioni. I nostri collaboratori sono impegnati in vari modi per riportare le famiglie all’autonomia: con visite domiciliari, ricerca di alloggio e lavoro, aiuto negli studi. Siamo sostenuti economicamente da un centinaio di persone e aziende che credono nella nostra azione».
Tra i vari commenti alla festa di oggi, quello del teologo Paolo Squizzato mi sembra dia una visione diversa della nostra responsabilità.
------------------------------------------------------------------
Chi è il santo?
Un dizionario recita: ‘colui che si dedica a cose sacre; che vive secondo la Legge di Dio, che osserva i suoi comandamenti. Esente da peccato’. Anche se questa definizione circola ancora molto nel comune modo di pensare, non è da ritenersi evangelica e tantomeno cristiana.
Gesù – nei vangeli – non lo troviamo mai alle prese col sacro e non invita alcuno alla santità.
Ciò cui Gesù invita è piuttosto alla misericordia: “Siate misericordiosi come il Padre vostro è misericordioso” (Lc 6, 36). In un altro passo afferma che se si vive da misericordiosi si diverrà ‘perfetti come il Padre’ (Mt 5, 48), cioè compiuti, realizzati.
Ciò che si evince dunque dal vangelo è che la santità è un cammino (un lungo cammino) verso la propria piena umanizzazione.
Diventare santi, stando al vangelo, significa divenire donne e uomini completi, fioriti. Anzi, in Luca Gesù afferma che il vivere attraverso il bene porta ad essere addirittura ‘figli di Dio’, della sua stessa sostanza. Divini!
“La divinizzazione è piena umanizzazione” dice il grande teologo Raimon Panikkar.
Ecco chi è dunque il santo: colui che procede sulla strada del prorio compimento, la propria pienezza, consapevole che a ciò si giunge non cancellando l’ombra che lo abita, bensì accogliendola e integrandola. Il santo non è l’uomo integro (in senso morale), ma integrale, unitario, perché ha fatto pace con gli angeli e demoni, le luci e le ombre che lo abitano.
Il santo è l’uomo riconciliato, anzitutto con sé stesso, e quindi in grado di esserlo con gli altri.
I santi sono lì a ricordarci che l’unico cammino che merita percorrere è quello dell’umanizzazione. Se lo compiamo non solo avremo vissuto con senso la nostra avventura umana, ma saremo stati anche portatori di Dio al prossimo, aiutando così Dio ad essere Dio.
Paolo Squizzato
https://www.paoloscquizzato.it/omelie/omelia-tutti-i-santi