sabato 14 novembre 2015

Un sonetto di John Donne


Stefania mi manda una poesia, dai "sonetti sacri" di John Donne, un mistico e poeta inglese del '600. 


Sfasciami il cuore, Dio in tre persone, perché tu finora e solo
bussi, illumini e cerchi di guarirmi
affinché io possa alzarmi, e restare in piedi, buttami giù e piega
la tua forza per irrompere, colpire, bruciare e così rinnovarmi.
Io, come città usurpata, ad altri venduta,
mi sforzo di farti entrare, ma è tutto vano,
se la ragione che regna al posto tuo, invece di difendermi
mi rende schiavo, e debole si rivela, e sleale.
Ancora fervidamente io t’amo, e vorrei essere amato,
ma sono sposo promesso al tuo nemico:
divorziami da lui, sciogli, o rompi ancora quel patto;
portami a te, imprigionami, ché
se non mi rendi schiavo, mai sarò libero,
né sarò casto, se tu non mi violenti.

                            John Donne

1 commento:

Anonimo ha detto...

Tremendo e forte questo sonetto.
Spiritualità preconciliare dove la creatura è più passiva che attiva...
Ma si capisce.
Ciao, Tanino, buona domenica,
Giorgio