Bisognerebbe fare ogni cosa, anche le più banali, soprattutto le più banali, con la più grande cura e con la più viva attenzione. Come se da ciò dipendessero le sorti del mondo e il corso delle stelle.
Christian Bobin, scrittore e poeta francese.
Christian Bobin, scrittore e poeta francese.
Per questo, cari fratelli e sorelle, è importante conoscersi, conoscere le password del nostro cuore, ciò a cui siamo più sensibili, per proteggerci da chi si presenta con parole suadenti per manipolarci, ma anche per riconoscere ciò che è davvero importante per noi, distinguendolo dalle mode del momento o da slogan appariscenti e superficiali. Tante volte quello che si dice in un programma in televisione, in qualche pubblicità che si fa, ci tocca il cuore e ci fa andare da quella parte senza libertà. State attenti a quello: sono libero o mi lascio andare ai sentimenti del momento, o alle provocazioni del momento?
Papa Francesco, Udienza generale, 5 ottobre 2022 (stralcio)
Il nostro essere qui è l'essere eterno.
Molti immaginano che il qui abbia un'esistenza propria, mentre il divino è la.
È un'illusione popolare.
Meister Eckhart
Papa Francesco, dall’Omelia nella cattedrale di Asti, 20 novembre 2022.
Carlos Ruiz Zafón (1964-2020), scrittore spagnolo.
Il molteplice ci inebria
Lo stupore ci guida
Con audacia desiderio e calcolato ingegno
Forzammo i confini.
Però il Dio unico
Da deviazioni ci protegge
Per questo lungo le scale
Coprimmo d’oro l’interno buio delle chiese
Martin Luther King nel suo libro Stride Towards Freedom (La Marcia verso la Libertà), racconta come una notte, dopo aver ricevuto una minaccia di morte, ebbe panico, paura e, come Gesù nel Getsemani, cadde a terra schiacciato da paura, solitudine, impotenza, ma in spirito di preghiera al Padre.
Lui confessava che la sua preghiera quella notte fu soprattutto una richiesta a Dio di fargli trovare una scappatoia onorevole..., ma Dio gli chiedeva altro.
Le parole finali della preghiera:
“Signore, adesso ho paura. La gente si aspetta da me leadership, ma SE sto davanti a loro senza forza e senza coraggio anche loro dubiteranno.
Sono alla fine delle mie forze. Non mi rimane niente. Sono arrivato al punto in cui non posso affrontare la realtà da solo".
E poi Martin Luther King aggiunse: “In quel momento sperimentai la presenza del Divino, forte, come mai prima...".
Pavel Florenskij (1882-1937), presbitero, matematico e filosofo russo.
Ciò che più conta è trovare un solido terreno sul quale uno possa sentirsi uomo. Più importante dell’opera d’arte è la vita.
Andrej Tarkovskij (1932-1986), regista e critico cinematografico sovietico.
Nel vangelo di Matteo il discorso della montagna si colloca dopo l'inizio della vita pubblica di Gesù. La montagna viene vista come simbolo di un nuovo monte Sinai sul quale Cristo, nuovo Mosè, offre la sua “legge”. Nel capitolo precedente si parla di grandi folle che cominciarono a seguire Gesù e alle quali Egli indirizzava i suoi insegnamenti. Questo discorso viene invece donato da Gesù ai discepoli, alla comunità nascente, a quelli che poi saranno chiamati cristiani. Egli introduce il “regno dei cieli” che è il nucleo centrale della predicazione di Gesù[1], di cui le beatitudini rappresentano il manifesto programmatico, il messaggio della salvezza, la «sintesi di tutta la Buona Novella che è la rivelazione dell’amore salvifico di Dio»[2].
“Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia”
Cos’è la misericordia? Chi sono i misericordiosi? La frase viene introdotta dalla parola "beato/i"[3], che significa felice, fortunato e assume anche il significato di essere benedetto da Dio. Nel testo, tra le nove beatitudini, questa si trova al posto centrale. Esse non vogliono rappresentare dei comportamenti che vengono premiati, ma sono vere e proprie opportunità per diventare un po' più simili a Dio. In particolare, i misericordiosi sono coloro che hanno il cuore ricolmo d’amore per Lui e per i fratelli, amore concreto che si china verso gli ultimi, i dimenticati, i poveri, verso chi ha bisogno di questo amore disinteressato: Misericordia, infatti, è uno degli attributi di Dio[4]; Gesù stesso è misericordia.
“Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia”
Le beatitudini trasformano e rivoluzionano i più comuni principi del nostro pensare. Esse non sono soltanto parole consolatorie, ma hanno il potere di cambiare il cuore, hanno la potenza di creare una nuova umanità, rendono efficace l’annuncio della Parola. Occorre vivere la beatitudine della misericordia anche con se stessi, riconoscersi bisognosi di quell’amore straordinario, sovrabbondante e immenso che Dio ha per ciascuno di noi.
La parola misericordia[5] deriva dall’ebraico rehem, "grembo" ed evoca una misericordia divina senza limiti, come la compassione di una madre per il suo bambino. È «un amore che non misura, abbondante, universale, concreto. Un amore che tende a suscitare la reciprocità, che è il fine ultimo della misericordia. […] E allora, se abbiamo ricevuto qualsiasi offesa, qualsiasi ingiustizia, perdoniamo e saremo perdonati. Siamo i primi a usare pietà, compassione! Anche se sembra difficile e ardito, chiediamoci, di fronte a ogni prossimo: come si comporterebbe sua madre con lui? È un pensiero che ci aiuta a capire e a vivere secondo il cuore di Dio»[6].
“Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia”
«Dopo due anni di matrimonio, nostra figlia e suo marito hanno deciso di separarsi. L’abbiamo accolta di nuovo nella nostra casa e nei momenti di tensione abbiamo cercato di volerle bene avendo pazienza, con il perdono e la comprensione nel cuore, conservando un rapporto di apertura nei suoi confronti e con suo marito, soprattutto cercando di non avere giudizi. Dopo tre mesi di ascolto, di aiuto discreto e di tante preghiere, essi sono tornati insieme con nuova consapevolezza, fiducia e speranza»[7].
Essere misericordiosi, infatti, è più di perdonare. È avere un cuore grande, non vedere l'ora di cancellare tutto, di bruciare completamente tutto ciò che può ostacolare il nostro rapporto con gli altri. L’invito di Gesù a essere misericordiosi è offrire una via per riavvicinarci al disegno originario, perché possiamo diventare quello per cui siamo stati creati: essere ad immagine e somiglianza di Dio.
Letizia Magri
[1] Vedi Mt 4:23 e 5:19, 20.
[2] C. Lubich, Parola di Vita novembre 2000, in eadem, Parole di Vita, a cura di Fabio Ciardi (Opere di Chiara Lubich 5; Città Nuova, Roma 2017), p. 633.
[3] In greco makarios/i che viene usato sia per descrivere una condizione di fortuna, di felicità degli esseri umani che per indicare la condizione privilegiata degli dèi rispetto a quella degli esseri umani.
[4] In ebraico hesed, cioè amore disinteressato e accogliente, pronto a perdonare.
[5] Rahamim in ebraico.
[6] Cit., C. Lubich, Parola di Vita novembre 2000, pp. 633-634.
[7] Esperienza tratta dal sito www.focolare.org.