Ho avuto modo di “conoscerla” più che altri attori, perché aveva interpretato la strega nella fiaba di Ervin Lázár che ho tradotto in Italiano col titolo “Povero Gioni e Arnica” (edito da Città Nuova).
La sua voce rauca, penetrante, dolce rendeva unici non solo i suoi personaggi ma anche le canzoni che cantava.
Ne ho tradotto una che esprime la sua vita: È soltanto teatro.
Mari, nel 2008, durante una visita di routine ha avuto un collasso: è stata in coma per giorni. Ma poi si è ripresa del tutto. All’apertura del Festival del Cinema Ungherese del 2009 ha detto: “Vengo da molto lontano. Ma sono tornata!”
Grazie Mari, non vai lontano. Sei rimasta in molti e molti che ti amano.
Grazie!
Mi hanno detto qua e là
Se fai così, va bene,
e poi, macché, macché
in qualsiasi modo, ma così no.
Rit.
È soltanto teatro
qui nessuno piange veramente.
È soltanto teatro,
nient’altro che apparenza.
Perfino il dolore è per scherzo,
commedia da due soldi.
La gente si sa
ha voglia di divertirsi.
È tutta una scena.
Anche il cielo è dipinto,
tutto questo lo sappiamo bene,
eppure ci crediamo.
È vero, è teatro,
non puoi guardarlo da fuori,
eccome se è teatro,
ma è questa la tua vita.
Mi hanno detto, fai così,
e io l’ho fatto.
Ma nessuno si è accorto
che sono stato lasciato solo.
Rit.
Oh bene, venite, venite, venite:
chi ci capisce qualcosa...
Ecco, quello lì
fatemelo sentire!
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