Parlo delle elezioni in Ungheria. Mi sono svegliato con i segnali dei messaggi di gioia o delusione di amici.
Aldilà delle congetture, del carosello dei giudizi necessari al nutrimento del giornalismo, la recente scelta degli ungheresi offre un’occasione di riflessione sul fondale della guerra vicina tragicamente caratterizzata da menzogne da tempo tramate.
Le promesse dei politici rispondono a quello che il popolo vuole?
I progetti strategici di grande futuro sono capaci di anestetizzare completamente i ricordi?
Le orme della storia possono essere livellate da contraffazioni e letture profumatamente pagate?
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