Il 23 maggio ’22, nell’anniversario trentennale dell’eccidio di Capaci, con la morte del magistrato Giovanni Falcone e, due mesi dopo, del collega Paolo Borsellino assieme agli uomini della loro scorta, è stato ribadito che non volevano essere supereroi ma soltanto svolgere il loro servizio senza coinvolgimenti di nessun tipo. Erano uniti da una lunga amicizia e dall’impegno di stare dalla parte di chi costruisce, non di chi usa la violenza per manifestare il proprio potere.
Capisco che il merito dei due magistrati è stato quello di studiare e capire il sistema dei segni della mafia. Ma è stata questa la loro condanna. Sapevano troppo per continuare a servire lo Stato.
Sullo sfondo della guerra in Ucraina si evince che la logica del potere e del dominio è sempre identica, i suoi passi sono riconoscibili anche a non “specialisti”.
Mio padre ripeteva che l’erba cattiva non muore mai, come la gramigna la cui rete di radici si espande in modo invisibile e spunta dove non te l’aspetti.
Papa Francesco instancabilmente parla di pace e dice che la sua radice è dentro ciascuno di noi.
Mafia e guerra sono grandi lezioni di storia che ci interpellano tutti.
Foto da internet
Nessun commento:
Posta un commento