martedì 30 maggio 2023

don Lorenzo Milani inascoltato profeta

In questi giorni in cui la figura di don Lorenzo Milani viene ricordata, una domanda di incomparabile spessore domina la mia mente: "Perché i profeti non sono ascoltati?". 

La paura del nuovo, come i cavernicoli all'irrompere di fulmini e tuoni, determina purtroppo molti passi di chi ha qualche potere...

Grazie don Milani perché non hai mollato, pur restando fedelissimo alla Chiesa del tuo tempo. 


Se dicessi che credo in Dio, direi troppo poco perché gli voglio bene. 

E volere bene a uno è qualcosa di più che credere nella sua esistenza

Don Lorenzo Milani

Foto da internet


mercoledì 24 maggio 2023

Essere storia


La sempre più evoluta comunicazione con l'aiuto degli strumenti dei media, la memoria storica è protagonista indiscussa del nostro presente. 

Si parli di Falcone e Borsellino, si parli dei volontari nelle terre alluvionate e dei cambiamenti climatici, si parli delle radici dei conflitti armati senza orizzonte di pace... tutto ci fa sentire che siamo parte degli eventi a livello cosmico.

Eppure, si può dire che è inascoltata la storia come magistra vitae.

Ogni generazione crea la sua storia, ogni popolo, ogni singolo. Tenendo un corso sui dialetti dell'Italia, lessi La scoperta de l'America di Cesare Pascarella. A parte il divertimento creato dall'arguzia dell'autore, è nato con gli studenti un dibattito partecipato e ricco. Un motivo di riflessione che non mi aspettavo in tale misura. 

Uno studente, quasi stupito della sua "scoperta" disse una frase che non ho dimenticato: «Non devo soltanto conoscere la storia, voglio essere storia». Quella frase mi interpella sempre. 

giovedì 18 maggio 2023

La tradizione


 La tradizione è custodire il fuoco, non adorare le ceneri.

 

Gustav Mahle(1860-1911), compositore e direttore d’orchestra austriaco.

lunedì 15 maggio 2023

Il volto di Dio


 

Se vogliamo conoscere il vero volto di Dio, bisogna che l’amore sia già presente nella nostra vita, perché Dio è amore. I due discepoli di Emmaus hanno cominciato con l’invitare il viandante sconosciuto a fermarsi con loro nella locanda, e soltanto allora hanno saputo riconoscerlo. 

Claude Geffré (1926-2017), teologo francese. 

foto da internet

venerdì 5 maggio 2023

Qualcosa su Jacques Maritain


 Jacques Maritain, dopo la morte dell’amata Raìïssa della quale aveva scritto «Se desiderate sapere dove mi trovo, non cercatemi dove sono, ma cercatemi dove amo e sono amato, nel cuore della mia Raìïssa benedetta», si ritira a vivere tra i piccoli fratelli di Charles de Foucauld a Tolosa. 

Abita poveramente in una piccola stanza spoglia. François Mauriac che lo visita, scrive di lui: «È incredibilmente lo stesso: ha l’età della sua anima e ne ha anche l’aspetto, se c’è un aspetto dell’invisibile!». E Jacques gli risponde: «Grazie di tutto ciò che ha detto dell’anima (…). I poveri cretini che fanno i furbi gettandola nella spazzatura credono di capire l’uomo, ma non sanno che l’uomo è incomprensibile perché la sua anima è a immagine di Dio, l’Incomprensibile. (…) Coloro che pensano di capire l’uomo con la scienza sono destinati a sfociare nell’ “uomo che è morto”, come dichiarano oggi i loro filosofi».

(grassetto mio).

 

Jacques Maritain (1882-1973), uno dei più grandi pensatori cattolici del XX secolo. 

Nella foto (da internet) Raìïssa e Jacques.

 

lunedì 1 maggio 2023

Parola di Vita - Maggio 2023

“Amatevi gli uni gli altri con affetto fraterno, gareggiate nello stimarvi a vicenda” (Rm 12,10).

La parola di vita di questo mese è tratta dalla ricchissima lettera di Paolo apostolo ai Romani. Egli presenta la vita cristiana come una realtà dove sovrabbonda l’amore, un amore gratuito e sconfinato che Dio ha riversato nei nostri cuori e che noi doniamo a nostra volta agli altri. Per rendere più efficace il suo significato egli inserisce due concetti in un’unica parola, “philostorgos”, che racchiude due caratteristiche particolari dell’amore che contraddistinguono la comunità cristiana: l’amore tra amici e quello familiare. 

“Amatevi gli uni gli altri con affetto fraterno, gareggiate nello stimarvi a vicenda”. 

Soffermiamoci in particolare sull’aspetto della fraternità e della reciprocità. Come scrive Paolo, gli appartenenti della comunità cristiana si amano perché sono membra gli uni degli altri (12,5), sono fratelli che hanno come unico debito l’amore (13,8), si rallegrano con chi è nella gioia e piangono con chi è nel pianto (12,15), non giudicano e non sono causa di scandalo (14,13). 

La nostra esistenza è strettamente legata a quella degli altri e la comunità è la testimonianza viva della legge dell’amore che Gesù ha portato sulla terra. È un amore esigente che arriva fino al punto di dare la vita gli uni per gli altri. È un amore concreto, colorato da mille espressioni, che vuole il bene dell’altro, la sua felicità. Esso fa sì che i fratelli raggiungano la loro piena realizzazione, che facciano a gara nell’apprezzare ciascuno le qualità dell’altro. È un amore che guarda alle necessità di ognuno, che fa di tutto per non lasciare indietro nessuno, che ci rende responsabili e attivi nell’ambito della vita sociale, culturale, nell’impegno politico. 

“Amatevi gli uni gli altri con affetto fraterno, gareggiate nello stimarvi a vicenda”. 

«Guardando alle comunità del primo secolo vediamo che l’amore cristiano, che si estendeva indistintamente a tutti, aveva un nome, veniva chiamato filadelfia, che significa amore fraterno. Nella letteratura profana dell’epoca questo termine era adoperato per indicare l’amore tra fratelli di sangue. Non veniva mai usato per indicare i membri di una stessa società. Solo il Nuovo Testamento faceva eccezione»1. Molti sono i giovani che hanno l’esigenza di avere «un rapporto più profondo, più sentito, più vero. E l’amore reciproco dei primi cristiani aveva tutte le caratteristiche dell’amore fraterno, per esempio quello della forza e dell’affetto»2.

“Amatevi gli uni gli altri con affetto fraterno, gareggiate nello stimarvi a vicenda”. 

Un tratto che contraddistingue gli appartenenti a queste comunità che vivono l’amore reciproco è che essi non si chiudono in loro stessi, ma sono pronti ad affrontare le sfide reali che si presentano all’interno del contesto nel quale si trovano ad operare. 

J.K., serbo, di nazionalità ungherese, padre di tre figli può permettersi finalmente di acquistare un’abitazione ma a causa di un incidente non ha le risorse economiche e fisiche per ristrutturarla da solo. Così la comunità dei Focolari si mette in moto, concretizzando il progetto #daretocareproposto dai Giovani per un Mondo Unito. 

Egli racconta con entusiasmo la gara di solidarietà che è scattata nel sostenerlo concretamente: «Sono venuti in tanti ad aiutarmi, in tre giorni abbiamo potuto rifare il tetto e sostituire i soffitti in terra e paglia con quelli in cartongesso». Ai lavori di ristrutturazione hanno contribuito economicamente anche alcune persone della Repubblica Ceca. Un gesto che ha reso visibile la comunità allargata, andando anche al di là delle distanze4


A cura di 

Patrizia Mazzola e del team della Parola di vita 

C. Lubich, Colloqui con i gen, Città Nuova, Roma 1999, p. 58. 

Ibid. 

Osare prendersi cura.
Tratto e riadattato dall’articolo “Serbia: costruire una casa, per essere casa”, 

www.unitedworldproject.org