Non ricordo esattamente quanti anni avessi. Ero sicuramente molto piccolo, nell’età dei mille perché. Ed uno dei miei “perché” era: “Perché Peppe non parla?”. “Perché è sordomuto” rispondevano i grandi.
“E perché è sordomuto?”.
Peppe veniva quasi tutti i giorni da noi. Era povero, solo. Gli davamo da mangiare. Il fatto che fosse sordomuto non mi spiegava nulla. Volevo saperne di più.
Assieme a mio fratello, di poco più grande di me, trovammo la spiegazione giusta: “Peppe non parla perché ha finito tutte le sue parole”.
Ricordo che da quel giorno fui preso dalla nascosta paura di consumare tutte le mie parole. Da un momento all’altro anche le mie parole sarebbero finite, proprio come finisce un gelato.
Così con mio fratello decidemmo di conservarci più parole possibili fino a che non saremmo diventati grandi. I grandi, infatti, non hanno problemi. Parlano, parlano, parlano e non hanno paura che le loro parole finiscano.
E io vedevo che di parole i grandi ne avevano tante. E avevano parole difficili, anzi difficilissime. Mio padre, per esempio, quando parlava diceva spesso insomma. Io non sapevo cosa fosse quella parola. Non era un tavolo, non era un oggetto da me conosciuto. Era una parola che solo i grandi potevano dire.
E mi dicevo: “Anch’io da grande potrò dire insomma tutte le volte che ne avrò voglia!”.
E sognavo il giorno in cui finalmente avrei potuto dire: insomma!
Pubblicato in “Italia… parliamone insieme” di Tamás Nyitrai, Antologia di testi italiani, Tankonyvkiadó, Budapest, 1988
10 commenti:
Ciao Tanino!!! Insomma!!! Evviva!!! Yupiie!!!
Ciao
Francesco
Sono sempre dono ti risaluto lasciandoti il mio indirizzo di blog
Dono
Benvenuto in rete, Tonino. Sei forte!
Ciao Giulio
Bellissimo Tanino!! un forte abbraccio dall´Argentina
Le tue Storie hanno il sapore della poesia della vita, di quando la vita si fa poesia, ovvero il profumo della Grande Avventura dell'Uomo. Grazie! Giuseppe
anche questo è bellisimo, nella comica semplicità dei bambini che contiene molta sapienza;
INSOMMA grazie Tanino. Licia.
Per quelli che mi hanno scritto via e-mail: GRAZIE! nella foto sono con mio fratello Giovanni. Questo testo è stato dato come compito da tradurre agli esami di maturità a Budapest.
Insegnanti e studenti si sono divertiti!
Era proprio il tempo in cui ti chiamavamo "u Riru" ed abitavi in una grande casa dove sarei voluto venire a trovarti più spesso perchè, ricordo, si giocava a nascondino.
Ma avevo paura della tua nonna!!!
il cugino Tanino di Firenze
Tanino,abbiamo bisogno delle tue parole..ci esortano a comprendere, a riflettere,ad andare avanti con serenità......ed io son felice di avere incrociato il tuo cammino
Ciao Tanino!
Oggi sono entrata nel tuo sconosciuto blog e ti ho conosciuto personalmente!
La tua anima bella mi trasmette di dare a tanti un amore più personale, esclusivo, irripetibile.
Chi ci passa accanto è un figlio amato immensamente da Dio e perciò è mio fratello. E'colui che che mi fa del male? Si è mio fratello che aspetta da me di essere solo amato.
Tu trasmetti questo, trasmetti l'amore di Gesù.
Grazie Tanino! Con la tua vita e attraverso Città Nuova, continua a darci tante emozioni.
maria carmela
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