(pubblico ancora una volta questa esperienza perchè proprio oggi, 23 agosto, è l'anniversario della morte di Gabriella la protagonista. Questa storia apparsa già su varie edizioni estere di Città Nuova, ora è anche pubblicata nel libro "Regista invisibile")
Sui mobili dell'ufficio vedo mazzetti di fiori messi in vasi, in bottiglie di plastica tagliate a metà, in boccali da birra. E' sicuramente il giorno del suo onomastico ed è senza dubbio una dirigente. Le espongo la mia richiesta, certo di una risposta positiva. Invece lei repentinamente si trasforma: i muscoli facciali si irrigidiscono, le rughe, ubbidendo all'ordine di mostrare un nascosto potere di malvagità, diventano solchi profondi. Gridare non si addice alla sua mezz'età ma le sue grinze, tremanti sotto un trucco incerto e sotto la recente permanente dei capelli radi e rossicci, stridono. Mi trovo in Ungheria per studi sulla letteratura dell'infanzia e il paragone con una perfida strega non posso evitarlo. I suoi occhi socchiusi non concedono spiragli di speranza. Neanche i fiori, con la loro innocenza, riescono a darmi una mano. Nessuno e niente sembra resistere alla sua malvagità. Quella stanza, che continua dietro la scrivania, mi sembra la spelonca del maleficio. Se non fosse perché Elena si chiamano persone che amo, anche il nome mi diverrebbe ostile.
"Deve uscire dal paese entro ventiquattro ore. Ventiquattro ho detto!" mentre, su un foglio che dovrò consegnare alla polizia di confine, graffia la sua firma e vi schiaffa sopra, come un malocchio, un timbro che sottolinea l'irrevocabilità della sentenza.
Era il 18 agosto. Il mio visto come turista sarebbe scaduto dopo due giorni ed ero andato a quell'ufficio per chiedere un prolungamento fino al 1° settembre, quando sarebbe inizito il decorso della mia borsa di studio e quindi il soggiorno ufficiale. Mi sembrava ovvio che, pagando, non ci sarebbe stata difficoltà ad ottenere la dilazione di dieci giorni. E invece eccomi davanti ad una macchina burocratica senz'anima, incapace di un'eccezione alla regola.
Nel giro di poche ore son partito in treno da Budapest. Ho telefonato a mia madre annunciandole l'improvviso arrivo. A Bologna dovevo aspettare la concidenza con il treno per la Sicilia. Ne approfitto per telefonare ad amici che non sentivo da tempo anche perché da quando ero in Ungheria avevo allentato i rapporti per evitare qualche imprudenza che avrebbe potuto compromettere il mio soggiorno in un paese comunista dove chi veniva dall'occidente era sempre sospetto portatore del virus capitalista ed era quindi tenuto d'occhio perchè non infettasse i sani.
Nella cabina di un telefono a gettoni vengo a sapere che Gabriella, una cara amica di un borgo delle Marche, era gravemente malata. La notizia mi lasciò di sasso. Pensavo anche alla sua bambina piccola, al marito, ai genitori anziani senza altri figli. Telefonai ancora a mia madre dicendole che posticipavo l'arrivo e che stavo prendendo il primo treno per Ancona. Poi raggiunsi Gabriella a Moresco.
"Ti aspettavo!" mi dice con un filo di voce.
"Sono contento di essere vicino a te, ma non avevo previsto di venire qui. Se non fosse stato per ...".
"Ero sicura che saresti venuto".
Nelle mie mani stringo la sua. Sembra un fragile cristallo. Non so spiegare la sacralità che emana quel corpo sofferente. Attorno tutto è armonioso come lei. Sapeva a cosa andava incontro e vi si era preparata con una fede ogni giorno più cristallina. Mi chiede scusa se non riesce a tenere gli occhi aperti. Con un filo di voce mi confida il suo strazio di lasciare la bambina ancora piccola, l'amatissimo marito. Non piange, ma la sua voce afona è un grido che spacca il mio cuore. Ascolto la fatica di quel respiro che ruba al tempo ancora un attimo, poi un altro attimo. Mi sembra di essere in una chiesa deserta e le voci sommesse che arrivano dalle altre stanze sono come preghiere di un coro nascosto. Incoraggiato dalla stessa fede di Gabriella non ho difficoltà a comunicarle che forse Dio le sta chiedendo l'ultimo dono: la figlioletta e il marito.
Dai suoi occhi scende una lacrima di assenso.
"Avevo bisogno di parlarti. La tua fede mi ha sostenuto nel momenti difficili. Ora restituisco a Dio la felicità che mi ha dato. Mi sento serena e pronta. Ti ringrazio di essere venuto".
Il sacerdote che viene qualche ora dopo trova Gabriella più distesa del giorno prima. Non passa molto tempo e Gabriella è nell'eternità.
Parlando con il marito vengo a sapere di un diario della moglie. Tra le lacrime leggiamo qualche pagina. "Come si fa ad essere degni di una donna così!"
Ne stralciamo qualche pezzo per leggerlo durante la messa funebre.
Dopo i funerali, affollati come una festa di paese, riprendo il viaggio verso Agrigento. In treno mi chiedo se non sto attraversando un sogno. Il paesaggio che corre veloce, i casolari, i campi falciati, le vigne cariche mi sembrano l'enorme fondale del palcoscenico dove si recita la vita con le sue stagioni tragiche e quelle di festa. Chi ha in mano le redini di tutto questo? Chi scandisce i tempi delle rappresentazioni?
Sono commosso e grato a Dio di avermi fatto vivere vicino a Gabriella nei suoi ultimi momenti. E lei mi aspettava!
Provai improvvisamente un'immensa gratitudine per la strega cattiva che mi aveva costretto con forza ad uscire dall'Ungheria. Strega o angelo?
foto mia
8 commenti:
Ciao Tanino, grazie di questo scorcio della tua vita. È proprio così, come dici tu. A volte le circostanze ci dicono: assurdo!!! Mentre sietro le apperenze, c'è il meraviglioso disegno del ... regista invisibile.
Buona giornata e serena settimana.
Francesco.
C'è sempre una gran certezza in noi: anche il male si inchina e cede al bene e - a volte - diventa addirittura strumento del bene.
Non è questione, credo, di chiedersi se Elena è strega o angelo, perchè - forse - è una strega toccata da un angelo o forse è stata un angelo ferito.
Ma il bene, comunque sia, passa sempre e comunque pur di arrivare a segno, pur di portare ad un bene supremo.
I nostri vecchi spesso dicono:
"non tutto il male viene per nuocere" ed è verissimo. Spesso un male minore viene vissuto per evitare un male peggiore o per compiere un bene migliore.
Elena non è una strega ... forse è solo una persona che soffre o ha sofferto o le hanno fatto del male oppure le hanno rubato i sogni ... Se grazie a lei tu sei arrivato in tempo per salutare la tua amica è certo che è così e - magari - dalla tua cortesia e delicatezza Elena avrà ritrovato il sorriso ... I fiori IN ACQUA la dicono lunga sul vero animo di Elena. una persona arida li avrebbe lasciati senza acqua.
Dai quello che chiedi. Il mondo è struggente con noi. Con la forza che abbiamo ad amare, ... mentre le cose passate cambiano di senso mentre cerchiamo dove sta il nostro Amore...ecco che viene ininterrottamente una ferita dalla nostra anima.
Da questa esperienza diparte un senso - vicino a noi, c'è un angelo. Lodare Dio è il nostro momento favorevole. Noi viviamo, ed mi esprimo certe cose e certi dispiaceri come possiamo solo darli a Dio.
Chissà cosa pensa Dio? In questo anniversario - i giorni che ci ha dato sono condivisioni che ricordano il 100 per uno che si espone dal bene che facciamo.
ANNIBALE
p.s. non riesco a pensare solo che è un fatto molto toccante nell'animo
Ringrazio quanti mi hanno scritto nel blog o all'indirizzo e-mail direttamente. Ciò che sempre mi commuove è che ogni vera esperienza di vita appartiene a tutti. Aumenta così la responsabilità per ogni atto che faccio, per ogni parola che dico, per ogni sintesi che traggo dalle circostanze. Ringrazio ancora Anna, che sa leggere i riflessi del diamante, Francesco tutto cuore e un grazie aprticolare per Annibale, che non conosco,e al quale dico che può anche scrivermi direttamente. Tanino
Ma che meraviglia! si intravvede luminoso quel filo d'oro che lega tutti gli avvenimenti della vita. Spesso non comprendiamo o non vediamo, ma basta un'esperienza come questa per portarci a credere ancora una volta che SI, tutto, ma proprio tutto è Amore di Dio personale ed immenso per noi, sempre ed al di là delle apparenze che talvolta ci confondono o imbrogliano.
Grazie Tanino, e a tutti i 'commentatori'......!
Tanino, leggendo assieme alle storie quello che ti scrivono i lettori mi sembra di vedere che i fatti della tua vita si espandano e diventino un bene di tutti. Dovrai prima o poi raccontare questo fenomeno che accade attorno alle tue storie. Auguri. Anche per il libro che le raccoglie.
Carmelo A.
Ho letto con commozione il racconto. Ciò che colpisce non è tanto il dramma, quanto il gioco di un Altro che assume tutte le situazioni umane. Chi sa trovare la chiave di lettura dei segni sa come vivere e come andare avanti.
Sembra che il vero dramma stia tutto nella cecità del nostro conoscere e quindi il dolore ogni dolore è qualcosa da cui liberarsi subito. L'equilibrio sembra che sia soltanto nel benessere. La storia che ho letto fa intravedere che l'equilibrio è sospeso tra cielo e terra. Grazie, Tanino, del coraggio che hai di lanciare nell'aria il tuo vissuto. E' arrivata anche a me la gioia e lo stupore della tua vita. Gemma
Questa vicenda mi fa riflettere sulla mia premura a voler la zizzania estirpata...ma è giusta la pazienza di Dio che aspetta anche da me un frutto buono!
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