giovedì 29 dicembre 2022

Ogni uomo è il presepio di Dio


 Tra i mille articoli e messaggi che il Natale suscita, ciò che ha scritto il cardinale José Tolentino de Mendonça su “Avvenire” di venerdì 23 dicembre 2022, mi ha profondamente centrato non alla mia infanzia in cui il presepe era un punto vivo, ma al mio oggi, impreziosito dall’esperienza e dal mistero carico del tempo.  

 

…ogni uomo è il presepio in cui Dio nasce. I presepi che vengono allestiti, e poi tranquillamente messi via, i presepi ai quali riserviamo una scadenza determinata (e non al di là di questa), i presepi che soltanto illustrano l’inoffensiva nostalgia dei simboli, non sono veri presepi. Il presepio siamo noi. È dentro di noi che un Dio nasce. Dentro questi gesti che in uguale misura sono rivestiti di speranza e di ombra. Dentro le nostre parole e il loro traffico sonnambulo. Dentro il riso e l’esitazione. Dentro il dono e l’attesa. Dentro il calore della casa e nell’addiaccio imprevisto. Dentro il pendio e dentro la pianura. Dentro la lampada e nel grido. La nostra stirpe è quella degli appena nati. Quale che sia la nostra età o la stagione che ci troviamo a vivere, la verità è che noi siamo, fino alla fine, una cosa al suo inizio. E il presepio conferma che la nascita è struttura fondante della vita.

(foto da internet)

lunedì 26 dicembre 2022

Resta poco della notte...


 Vi faccio questo augurio. Che anche voi, scrutando i segni, possiate dire così: Resta poco della notte, perché il sole sta già inondando l’orizzonte. 

Don Tonino Bello

Foto di Gennaro Musella

sabato 24 dicembre 2022

Sotto le macerie

 Un amico mi ha mandato l’icona di Irinej Yurčuk, pittore ucraino che racconta dove nasce oggi Gesù: sotto le macerie di mille storie interrotte, oltre l’annientamento dell'orizzonte della speranza... 

Chi ha in mano il filo della vita?

... una stella trapassa l'odio e l'arroganza del potere. 




venerdì 23 dicembre 2022

Il paradosso del Natale


 Molti anni fa, quando iniziavo questo blog, ho pubblicato questi miei pensieri nati durante una passeggiata nei boschi di Bratislava. 

Oggi, rileggendo la pagina e trovandola attuale, la ridono a chi mi segue. 

Il presepe che ogni anno ricompongo è un modo per tornare al mio "futuro", quel futuro che intravedevo e sognavo da bambino proprio davanti al presepe. 

Buon Natale, cari amici. 


Nel primo pomeriggio esco per una passeggiata. La neve è sempre una piacevole novità e il bosco mi sembra ancor più incantato. Seguo il sentiero tracciato dalle orme di qualcuno e mi stupisce lo splendore del bianco tagliato con forza dalle trame minacciose degli alberi, artigli ossuti aggrappati ad un cielo senza qualità. Mi sento stanco, schiacciato da situazioni che assommate ad altre hanno creato una coperta spessa che mi impedisce di capire il senso di ciò che mi sta accadendo. Parlo tra me e me. Interrogo la voce che dentro sempre mi ha accompagnato. Sembra sepolta, cancellata. Cerco, con presuntuosa compiacenza, qualche soluzione immediata, qualche preciso sentiero di uscita. Silenzio. Tutto è ovattato, senza voce. Poi la neve, nella sua innocenza, mi distrae. Da bambino, in Sicilia, non sapevo cosa fosse la neve e quando mio padre preparava il presepe, la pastorale, sulle casette fatte da cartoncino spalmato di colla di farina e coperto da sughero grattato, mettevamo grossi fiocchi di cotone, sparsi qua e là. Ora di neve ne godo tanta e non vedo gli aspetti disagevoli che comporta. Sono nel cuore del bosco e mi accorgo che sto parlando a voce alta. Mi soffoca il ricordo delle cose fatte male, l’evidenza dei miei difetti, gli errori ricorrenti, i vuoti mai riempiti. Questa insopportabile imperfezione denuncia la mia friabilità. E la voce che mi consolava ora è annegata nel silenzio che stagna dentro di me. La neve scricchiola sotto i miei passi. Una volta ho letto che dal rumore della neve si può capire quanti gradi sotto zero siamo. Mi fermo per guardare in alto fin dove si protendono gli artigli degli alberi. Anch’io sto implorando. Il mio dolore riuscirà a sorpassare quei rami? La mia preghiera si svincolerà dallo spessore vischioso del silenzio? Nessuna risposta. Girando lo sguardo attorno, resto attonito per la suggestiva scena che mi abbraccia. Come mai non ho notato questo scenario? Non vedo più tronchi neri ma volumi che appena emergono dal bianco. Da questo lato gli alberi non sono più neri, sono stati assaliti dalla neve. La neve sui rami appesantiti ha creato un ricamo che scende fino a me. Passo sotto, quasi a piegarmi fino a terra, sotto un arco di trionfo intarsiato da un artista senza pari. Mi vengo a trovare al posto dove la superba altezza degli alberi mi dà sempre l’idea di un tempio costruito dai ciclopi. Il candore ha messo guanti gentili anche ai loro rudi e severi capitelli. Quante sfide, quanti venti, quante bufere, quante arsure! Ma ora è festa. Mi torna in mente una frase di Benedetto XVI ad una Messa di Natale: 

“È il Creatore dell’universo ridotto all’impotenza di un neonato. Accettare questo paradosso, il paradosso del Natale è scoprire la verità che rende liberi, l’Amore che trasforma l’esistenza. Nella notte di Betlemme, il Redentore si fa uno di noi, per esserci compagno sulle strade insidiose della storia”. 

Il paradosso del Natale! Il Creatore ridotto all’impotenza. Al silenzio. Devo attendere che cresca perché mi dia le risposte di cui ho urgenza? O sono io che devo raggiungerlo nella sua piccolezza, nella sua debolezza? La scena che mi accompagna ai due lati è decisamente solenne, festosa; navate di una cattedrale innalzata per me. Il silenzio mi permette di udire una melodia antica: è il coro che accompagna sempre i paradossi dell’Amore ed ha bisogno di molto silenzio. Di ascolto. L’effimero e provvisorio sentiero segnato dai miei passi mi sta conducendo verso Natale.

giovedì 22 dicembre 2022

... vedere un mondo

 …vedere un mondo in un granello di sabbia, e un cielo in un fiore selvatico. Tenere l’infinito nel palmo di una mano e l’eternità in un ora. 

 

William Blake (1757-1827), poeta e incisore inglese.



domenica 18 dicembre 2022

Er Presepio

Ve ringrazio de core, brava gente,
pé ‘sti presepi che me preparate,
ma che li fate a fa? Si poi v’odiate,
si de st’amore non capite gnente…

Pé st’amore sò nato e ce sò morto,
da secoli lo spargo dalla croce,
ma la parola mia pare ‘na voce
sperduta ner deserto, senza ascolto.

La gente fa er presepe e nun me sente;
cerca sempre de fallo più sfarzoso,
però cià er core freddo e indifferente
e nun capisce che senza l’amore
è cianfrusaja che nun cià valore.

                                                                                                          Trilussa        

giovedì 15 dicembre 2022

Il Nemico (Baudelaire)




 Agli anni del liceo, studiando la letteratura francese, fui molto colpito dalla triste sincerità del sonetto           Il Nemico di Charles Baudelaire (1821-1867), uno dei poeti “maledetti”.

La breve e travagliata vita di questo uomo, in quegli anni di forte ricerca, divenne per me un faro, un seme di speranza, un messaggio da non trascurare. 

 




La mia giovinezza non fu che una oscura tempesta,

traversata qua e là da soli risplendenti;

tuono e pioggia l’hanno talmente devastata

che non rimane nel mio giardino altro che qualche fiore vermiglio.

Ecco, ho toccato ormai l’autunno delle idee,

è ora di ricorrere al badile e al rastrello per rimettere a nuovo

le terre inondate in cui l’acqua ha aperto buchi larghi come tombe.

E chissà se i fiori nuovi che vado sognando troveranno,

in un terreno lavato come un greto, il mistico alimento cui attingere forza.

O dolore, o dolore, il Tempo si mangia la vita e l’oscuro Nemico

che ci divora il cuore cresce e si fortifica del sangue che perdiamo.

martedì 13 dicembre 2022

Ama e fa' ciò che vuoi (S, Agostino)

Sia che tu taccia,

taci per amore.

Sia che tu parli,

parla per amore. 

Sia che tu corregga,

correggi per amore.

Sia che tu perdoni,

perdona per amore.

Sia in te

la radice dell’amore,

poiché da questa radice

non può procedere

se non il bene.

 

Ama e fai ciò che vuoi.

       

               S. Agostino

sabato 10 dicembre 2022

Avrei voluto oggi portarti il ringraziamento...



Al consueto atto di venerazione, l’8 dicembre, davanti a Maria Immacolata in piazza di Spagna a Roma, papa Francesco ringrazia e invoca per ogni membro della famiglia umana, ma quando apre il suo cuore sull’Ucraina, la commozione è evidente. 

… Avrei voluto oggi portarti il ringraziamento del popolo ucraino per la pace che da tempo chiediamo al Signore. Invece devo ancora presentarti la supplica dei bambini, degli anziani, dei padri e delle madri, dei giovani di quella terra martoriata(…) Ma in realtà noi tutti sappiamo che tu sei con loro e con tutti i sofferenti così come fosti accanto alla croce del tuo Figlio. Guardando a te, che sei senza peccato, possiamo continuare a credere e sperare che sull’odio vinca l’amore, sulla menzogna vinca la verità, sull’offesa vinca il perdono, sulla guerra vinca la pace...

https://youtu.be/UiLgvePNVdA 


venerdì 9 dicembre 2022

Perché siano uomini liberi


Nel commento al Vangelo della III domenica di Avvento Ermes Ronchi con la sua ardente capacità di entrare nel vivo dei racconti, scrive tra l'altro: 

 Gesù parte dagli ultimi della fila, non comincia da pratiche religiose, ma dalle lacrime: ciechi, storpi, sordi, lebbrosi, morti, poveri...; da dove la vita è più minacciata. E fa per loro un vestito di carezze. Non guarisce gente per rinforzare le fila dei discepoli, per farne degli adepti, per tirarli alla fede come pesci presi all’amo della salute ritrovata, ma per restituirli a umanità piena e guarita, perché siano uomini liberi e totali. E non debbano più piangere...

https://www.avvenire.it/rubriche/pagine/quella-nuova-creazione-che-passa-nelle-storie-di-chi-vive-ai-margini

mercoledì 7 dicembre 2022

La voce di Dio


 

La voce di Dio è sottile, quasi inavvertibile, 

è appena un ronzio. 

Se ci si abitua, si riesce a sentirla dappertutto.


Clemente Rebora (1885-1957) 

presbitero e poeta italiano.

 

lunedì 5 dicembre 2022

Si educa ...




 Si educa molto con quel che si dice, ancor più con quel che si fa, ma molto di più con quel che si è.

Sant' Ignazio di Antiochia

 

domenica 4 dicembre 2022

Essere vecchi..


Essere vecchi non è una questione di età: è un modo di concepire il rapporto con la vita. Ma sentirsi vecchi… beh, puoi sentirti vecchio pur essendo soltanto un ragazzino se non vivi un giorno per volta, se smetti di sognare, se vendi il tuo spirito in cambio del conforto della sicurezza. Pensaci, figlio mio. È un piccolo consiglio da parte di un bambino grande ad un altro bambino che sta muovendo i suoi primi passi sul sentiero della vita: vuoi crescere, oppure invecchiare? La decisione spetta solo a te.

 

Sergio Bambarén

giovedì 1 dicembre 2022

Parola di Vita - Dicembre 2022


 «Confidate nel Signore sempre, perché il Signore è una roccia eterna» (Is 26, 4).

La Parola di vita che vogliamo vivere questo mese è tratta dal Libro del profeta Isaìa, un testo ampio e ricco, molto caro anche alla tradizione cristiana. Esso, infatti, contiene pagine molto amate, come l’annuncio dell’Emmanuele, «il Dio con noi»[1] o anche la figura del Servo sofferente[2], che fa da sfondo ai racconti della passione e morte di Gesù.

Questo versetto è parte di un canto di ringraziamento che il profeta mette sulla bocca del popolo d’Israele quando, superata la terribile prova dell’esilio, farà finalmente ritorno a Gerusalemme. Le sue parole aprono i cuori alla speranza, perché la presenza di Dio accanto a Israele è fedele, incrollabile come la roccia; egli stesso sosterrà ogni sforzo del popolo nella ricostruzione civile, politica e religiosa.

Mentre la città che si crede “eccelsa” verrà rasa al suolo[3], perché non costruita secondo il progetto d’amore di Dio, quella costruita sulla roccia della sua vicinanza godrà di pace e prosperità.

«Confidate nel Signore sempre, perché il Signore è una roccia eterna».

Quanto è attuale questo bisogno di stabilità e di pace! Anche noi, personalmente e collettivamente, stiamo attraversando momenti oscuri della storia, che minacciano di schiacciarci sotto il peso dell’incertezza e della paura per il futuro.

Come fare per superare la tentazione di lasciarci abbattere dalle difficoltà del presente, rinchiuderci in noi stessi e coltivare sentimenti di sospetto e sfiducia verso gli altri?

Come cristiani, la risposta è certamente “ricostruire” con coraggio prima di tutto il rapporto fiducioso con Dio, che in Gesù si è fatto nostro prossimo sulle strade della vita, anche quelle più buie, strette, tortuose e ripide.

Ma questa fede non significa restare in un’attesa passiva. Anzi, richiede di darci da fare, per essere protagonisti creativi e responsabili nel costruire una “città nuova”, fondata sul comandamento dell’amore reciproco. Una città con le porte aperte, accogliente verso tutti, soprattutto «i poveri e gli oppressi»[4], da sempre i prediletti del Signore.

E su questo cammino siamo certi di trovare come compagni tanti uomini e donne che coltivano nel proprio cuore i valori universali della solidarietà e della dignità di ogni persona, nel rispetto del creato, nostra “casa comune”.

«Confidate nel Signore sempre, perché il Signore è una roccia eterna».

Nel villaggio spagnolo di Aljucer, una intera comunità è impegnata a costruire rapporti di fraternità attraverso forme di partecipazione aperta ed inclusiva.

Raccontano: «Nell’estate del 2008 abbiamo dato vita ad una associazione culturale, con l’obiettivo di svolgere attività di vario genere, sia di nostra iniziativa che in collaborazione con altre associazioni del territorio, per promuovere spazi di dialogo e progetti umanitari internazionali.

Ad esempio, fin dal primo anno, abbiamo promosso una cena di solidarietà per il progetto Fraternity with Africa, per finanziare borse di studio per giovani africani impegnati a lavorare nel loro Paese per almeno cinque anni.  Sono cene che riuniscono circa duecento persone, per le quali collaborano negozianti e associazioni.

Siamo molto felici di lavorare da anni anche con un’altra associazione. Insieme organizziamo un evento annuale, aperto a personaggi del mondo della cultura, musica, pittura e letteratura, ma anche ad esponenti del mondo della politica, dell’economia e della medicina. È l’occasione per tutti loro di condividere esperienze di vita e le motivazioni più profonde delle loro scelte»[5].

«Confidate nel Signore sempre, perché il Signore è una roccia eterna».

Siamo in attesa del Natale. Prepariamoci ad esso, accogliendo da subito Gesù nella sua Parola.

È la roccia su cui costruire anche la città degli uomini: «Incarniamola, facciamola nostra, sperimentiamo quale potenza di vita sprigiona, se vissuta, in noi e attorno a noi. Innamoriamoci del Vangelo fino al punto da lasciarci trasformare in esso e traboccarlo sugli altri. […] Non saremo più noi a vivere, Cristo si formerà in noi. Toccheremo con mano la libertà da noi stessi, dai nostri limiti, dalle nostre schiavitù, non solo, ma vedremo esplodere la rivoluzione d’amore che Gesù, libero di vivere in noi, provocherà nel tessuto sociale in cui siamo immersi»[6].

 

1  Cf. Is 7,14 e Mt 1, 23.

[2]  Cf. Is 52,13-53, 12.

[3]  Cf. Is 26, 5.

[4]  Cf. Is 26,6.

[5]  C. Lubich, Parola di Vita settembre 2006, in eadem, Parole di Vita, a cura di Fabio Ciardi (Opere di Chiara Lubich 5; Città Nuova, Roma 2017), p.790.

[6]  C. Lubich, Parola di Vita settembre 2006, in eadem, Parole di Vita, a cura di Fabio Ciardi (Opere di Chiara Lubich 5; Città Nuova, Roma 2017), p.790.