lunedì 12 aprile 2010

Una pesante pagina di storia

LA NOTTE TRA IL 13 E IL 14 APRILE 1950

In Slovacchia viene ricordato il 60° di una triste pagina di storia.
Nella notte tra il 13 e 14 aprile 1950, la polizia segreta del regime comunista dell’allora Cecoslovacchia irrompe in tutti i conventi e arresta i religiosi.
Riporto il ricordo di due testimoni, il cardinale Ján Korec, e Pavol Ferko, scomparso qualche settimana fa, che è stato uno dei canali che ha permesso al Movimento dei Focolari di mettere radici e svilupparsi nel Paese.


                                                                                                    
Ján Korec:
Quella notte fu unica in mille anni di cristianesimo in Slovacchia e in Boemia. Quella notte in cui la nostra stessa gente, sfidando la storia e la sua evoluzione morale, commise un atto che non era balenato in mente né ai Tartari, né alla autorità turca, né ad alcun invasore nel lungo corso della storia del nostro paese. Quella notte, che ricorderemo in molti come la più oscura e barbara della nostra vita, non solo per l'inaudito atto contro migliaia di suore, ma per la violenza usata contro la cultura e la spiritualità della nostra nazione, fu la notte che segnò la nostra vita. La notte in cui tutti gli ordini religiosi maschili furono soppressi.
A quel tempo ero a Trnava in un collegio gesuita. Studiavamo teologia. Già da due o tre giorni eravamo un po' inquieti. L'economo della casa, Padre Kajtàr, aveva incontrato in città una signora che gli si era accostata furtivamente sul marciapiede e gli aveva detto in fretta: «Padre, faccia attenzione, vi vogliono eliminare!» ed era subito sparita. Quando ce lo raccontò non demmo molto peso alla cosa, ma l'inquietitudine si era ormai insinuata in noi. E poi accadde...
Nella notte tra il 13 e il 14 aprile 1950 fummo svegliati da passi pesanti e risoluti nel corridoio del nostro gran­de collegio e da colpi di mani e calci di fucile alla porta. Erano guardie, forze dell'ordine regolari accompagnate dalla polizia segreta. Come apprendemmo poi, poco dopo la mezzanotte avevano scavalcato le alte mura di cinta del collegio, ed erano penetrati nel cortile sparpa­gliandosi poi per tutti i corridoi….
(da Ján Korec, La notte dei Barbari, Piemme, 1993)



Pavol Ferko:
I miei genitori, molto poveri, hanno educato me e mio fratello secondo principi di giustizia. Mio padre era simpatizzante del comunismo prima che arrivasse da noi nel 1948. Al liceo, fui contagiato dalla passione per la Chiesa da un sacerdote e cominciai a coltivare il sogno di andare missionario in Russia, dove il comunismo aveva annientato la chiesa. Non potendo frequentare il Russicum a Roma, su consiglio dello stesso sacerdote, entrai tra i gesuiti. Ero già al secondo anno di filosofia, ed avevo già emesso i voti, quando accadde quello che il futuro cardinale Korec  definisce “la notte dei barbari”. Tra il 13 e 14 aprile 1950, di notte, in tutti conventi della Cecoslovacchia ci fu l’irruzione di poliziotti armati. Il totale degli arrestati fu di 2192 religiosi. Siamo stati caricati sui bus con i vetri oscurati in modo che non vedessimo dove andavamo. Lo stato voleva liquidare la chiesa. Gesuiti e cappuccini erano considerati i più pericolosi. Siamo stati dislocati in vari edifici del Paese e mandati tutti a fare lavori manuali pesanti. Dopo un anno ho fatto un corso di tornitore a Praga. Avevamo dei turni talmente massacranti che mi sono gravemente ammalato di ulcera…

Foto mie

1 commento:

marc ha detto...

Che goccia meravigliosa!
Speriamo di prenderla come esempio.
Marcello