Una mattina, poco prima di Pasqua, tornavo a casa dopo essere passata dal negozio di frutta e verdura biologica con due belle cassette piene di ortaggi e frutti di stagione. Fuori c’era un bel sole alto e la giornata era luminosa e sorridente.
Parcheggiai come al solito sotto casa, aprii lo sportello posteriore della macchina e feci per prendere le verdure.
Con la coda dell’occhio notai però che, dietro alle mie spalle, un ragazzo tunisino, vagava con la bici e ad un certo punto si fermò proprio davanti alla casa della mia vicina. Il cancello di questa signora anziana è sempre aperto, perché probabilmente lei si fida molto degli altri.
Il ragazzo scese dalla bicicletta e strappò una specie di frutto dal suo giardino, poi se lo portò alla bocca. In quel momento mi girai, non volevo che capisse che lo stavo guardando, pensai che forse aveva fame, ma quel frutto sicuramente era immangiabile perché nel suo giardino ci sono solo fiori e piante da ornamento. Presi la cassetta con la frutta e mi girai per portarla dentro casa.
In quel momento il ragazzo tunisino si avvicinò a me e guardando la cassetta con i frutti colorati mi chiese se potevo dargli qualcosa perché aveva fame. Io allora gli dissi che quelli che stava guardando erano dei limoni , poi aprii nuovamente lo sportello dell’auto e presa dall’altra cassetta una mela, gliela porsi con il cuore, con un bel sorriso, sentendo di aver fatto una buona azione.
Lui però a quel punto, avendo visto un bel cestino di fragole, mi disse che voleva quello perché a lui piacevano molto.
A quel punto, scattò qualcosa dentro di me, pensai che quelle fragole biologiche le avevo pagate tanto e che forse tanta fame non doveva averne per desiderare delle fragole.
Così gli dissi che le fragole piacevano anche a me e se le avessi date a lui io sarei rimasta senza e non gli diedi altro.
Una volta dentro casa però cominciai a capire quanto è ipocrita la nostra bontà. Io avevo dato a lui, qualcosa che non mi costava neanche così tanto, qualcosa di cui avrei potuto fare a meno.
Molto diverso sarebbe stato invece donare la cosa che mi piaceva di più.
Mi tornarono in mente le parole di Gesù : - Ama il tuo prossimo come te stesso! –
Io non lo avevo amato come me stessa. Raccontando ad amici questo episodio, la maggior parte di loro mi dissero che io mi ero comportata più che bene, che in fondo gli avevo pur donato qualcosa e casomai, lui era stato prepotente nel chiedermi ancora qualcosa di più, che comunque bisogna mettere dei paletti a queste persone perché altrimenti se ne approfittano, ecc.
Però dentro di me capii che questa è stata sicuramente una prova.
Noi a volte crediamo di fare delle buone azioni, solo per mettere in pace la nostra coscienza, ma se ci viene chiesto qualcosa di più allora viene fuori il nostro “ego” , i nostri “attaccamenti”.
Le fragole per me, in fondo erano qualcosa di superfluo, anche se le avevo pagate tanto.
C’è chi ha dato la propria vita per il prossimo, in fondo a volte non ci viene chiesto così tanto.
Voglio imparare ad amare di più. Barbarafoto mia