Gran Teatro di Roma, 8 ottobre 2012. Fiorella Mannoia
esordisce con “Eccomi a casa” anche perché tra i parenti è presente la mamma di
92 anni. Fiorella elegantissima a piedi scalzi, apre lo spettacolo e spiega che
il titolo Sud Tour nasce dopo la lettura di “Terroni” di Pino Aprile che le
avrebbe fatto conoscere il sud dell’Italia come non immaginava e lei, che si è
sempre battuta contro ogni discriminazione, per analogia vuole dare voce ad
ogni altro sud. Il concerto dà spazio ad un progetto di solidarietà, Axè, per
il recupero degli “invisibili”, attraverso
l’educazione all’arte, alla bellezza, dei ragazzi di strada di Salvador
Bahia. Esempio lampante sono gli agilissimi ballerini brasiliani e un solista.
Penso che anche l’ambiente (più di 3000 poltrone rosse
protette dalla tensostruttura nera, con un’acustica perfetta) diventa subito,
per gli affezionati fan di Fiorella un salotto, dove lei può non solo dare voce
ai poeti della canzone come Fossati, Ruggeri e Bubola, ma anche presentare testi
che lei stessa ha voluto scrivere sull’immigrazione e su ogni altro emarginato.
Fiorella è consapevole: “Lontano da me l’idea che questo
piccolo lavoro possa cambiare lo stato delle cose, vuole essere solo un piccolo
contributo al Sud cercando, attraverso la musica, di rappresentarne l’allegria,
la disperazione, la malinconia, la nostalgia e naturalmente la migrazione dei
popoli che tutto il Sud del mondo si porta dietro”.
Ma il suo coraggio, la sua bravura, la sua
intelligenza, la bellezza dell’armonia che crea la sua persona e la sua band di
cui è fiera, non lasciano indifferenti. “Perché le idee non si uccidono” parole che tuonano vigorosamente sull’immagine
di Thomas Sankara, il leader carismatico del Burkina Faso.
Fiorella lo presenta con passione e riverenza. E forse
ha nel cuore le parole di Sankara: “Per ottenere un cambiamento radicale
bisogna avere il coraggio di inventare l’avvenire”. E non a caso lei, nella sua
grazia empatica, suggerisce che in tempi come i nostri, “dobbiamo essere
uniti”.
A conclusione di uno spettacolo di altissima qualità,
che ha confermato quanto l’artista romana, portavoce della
migliore musica italiana d’autore, sia a casa sua anche nei canti latini e nei
ritmi africani, Fiorella scende danzando in mezzo al pubblico. Ha già
ringraziato dal palco per gli omaggi che riceveva via via che consegnava una
tessera del suo mosaico, ma vuole raggiungere quell’ultimo fan che l’aveva vista
soltanto da lontano. Quando lei, dopo applausi che non vorrebbero finire si
ritira, il Gran Teatro si svuota sommessamente. Nel parcheggio intasato, la
gente ripete: “Non ho paura”; “… ormai che ho imparato a sognare non smetterò”.
Grazie,
Fiorella, ci hai investito della responsabilità di sognare.
foto di Francesco Murru