lunedì 21 luglio 2014

Renata Borlone: il paradosso della santità

Ho ricevuto da parti diverse, anche in traduzione francese, questo pezzo che avevo pubblicato su Renata Borlone.
Lo riporto nuovamente alla conoscenza di altri perché io vedo in questa storia un tentativo di esprimere, con fatti precisi, cosa sia la vita della Trinità riflessa sulla terra. 
Considero questo brano un dono per voi amici. 



[...] Renata, dopo vari soggiorni nei focolari d’Italia e Francia, era da poco arrivata a Loppiano, la cittadella dei Focolari non lontana da Firenze, dove, una volta che ero diretto in Sicilia, ho avuto modo di conoscerla in occasione di un viaggio in pullman fino a Roma.
Mi fece sedere accanto a lei e mi chiese qualcosa di me. Tre ore e più di racconto. Alle prime armi, com’ero, non mi resi conto come la responsabile della scuola di formazione delle focolarine si dedicasse soltanto alla mia persona, quasi non avesse altro da fare.
Renata mi ascoltò con un silenzio che “creava” la mia stessa storia, tanto che alla fine ebbi l’impressione di cogliere per la prima volta il filo d’oro che legava gli eventi della mia vita. Erano tempi in cui la cittadella di Loppiano offriva ai molti visitatori della domenica un programma che prevedeva canti da tutto il mondo e racconti di vita vissuta. Andavano per la maggiore le storie a tinte forti: grandi conversioni, almeno una rivoluzione fatta, come raccontavano quelli che venivano dall’America del Sud, grossi problemi se non tragedie familiari. Quanto a me, nessuna grande conversione, famiglia bella, studi riusciti, amicizie costruttive… Per questo avevo detto a Renata che la mia esistenza insignificante aveva preso valore solo nel momento in cui avevo fatto la scelta
radicale di Dio.
Lei mi guardò senza dire nulla; poi: «La vita è sempre un valore, indipendentemente da come noi la vediamo», mi disse seria e delicata, con una voce che era un sospiro più che un suono.[...] 
 

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