Stamattina mi telefona mia figlia dicendomi che è una lettrice del blog e che sulla rivista Città Nuova c'è una favola tua molto bella. Io non ricevo la rivista perché ero stanco di buttare soldi al vento: o non arrivava o arrivava tardi. Potresti mandarmi la favola? Ciao, Gino
Grazie, Gino, per quanto mi scrivi. penso che la favola sia questa che ti allego:
C’è una città con un’alta percentuale di gente triste. Anzi, non è una percentuale perché tutti sono tristi. Il circo, le giostre, le feste e la banda non ci sono più. Gelsomina passa da lì e chiede il nome della città ma la gente si nasconde dietro gli occhiali scuri, si chiude dentro il proprio cappotto e scappa. Lei, afflitta, si siede sui gradini del monumento del soldato vincitore. Accade una cosa strana, il soldato scende dal piedistallo e con delicatezza comincia a parlare a Gelsomina: “Questa era la città più felice del mondo ma le altre capitali, per invidia, mandarono qui un professore che spiegò alla gente che gli errori fatti non si riparano mai. Ognuno qualche sbaglio l’ha commesso e così la tristezza cominciò a prendere il posto della gioia. Quando il professore vide che la città fu tutta infelice e ognuno si era chiuso nei propri dolori, se ne andò. Ci vorrebbe uno che ripara le storie sbagliate”. A Gelsomina viene in mente Kimì, l’aggiustastorie e, senza salutare il soldato, si mette a correre verso la sua casa. Dopo due chilometri, tra il monte e la valle, Kimì la sta aspettando. Insieme si recano in città e Kimì al centro della piazza comincia a piangere “Che tristezza, non c’è nessuno più sventurato e infelice di me. Che vita sbagliata la mia!” La gente ascolta da lontano poi uno ad uno si avvicinano. Cercano di consolarlo e per aiutarlo gli sorridono e dicono parole belle. Quelle parole si diffondono nell’aria e la gente butta via gli occhiali scuri. Allora Kimì dice a gran voce: “Carissimi amici, siete le persone più belle di questo mondo. Vi svelo un segreto: ogni sbaglio fatto è una doppia ferita, in noi e nel cuore di chi abbiamo offeso. Si ripara con un sorriso, e quando anche l’altro sorride, il dolore della ferita scompare!” Nella piazza ognuno corre subito a cercare qualcun altro e presto la piazza diventa un canto e un girotondo di fratelli felici. Kimì vede che Gelsomina piange di gioia e, in silenzio, l’accompagna a casa.
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Stamattina mi telefona mia figlia dicendomi che è una lettrice del blog e che sulla rivista Città Nuova c'è una favola tua molto bella.
Io non ricevo la rivista perché ero stanco di buttare soldi al vento: o non arrivava o arrivava tardi.
Potresti mandarmi la favola?
Ciao, Gino
Grazie, Gino, per quanto mi scrivi. penso che la favola sia questa che ti allego:
C’è una città con un’alta percentuale di gente triste. Anzi, non è una percentuale perché tutti sono tristi. Il circo, le giostre, le feste e la banda non ci sono più. Gelsomina passa da lì e chiede il nome della città ma la gente si nasconde dietro gli occhiali scuri, si chiude dentro il proprio cappotto e scappa. Lei, afflitta, si siede sui gradini del monumento del soldato vincitore.
Accade una cosa strana, il soldato scende dal piedistallo e con delicatezza comincia a parlare a Gelsomina: “Questa era la città più felice del mondo ma le altre capitali, per invidia, mandarono qui un professore che spiegò alla gente che gli errori fatti non si riparano mai. Ognuno qualche sbaglio l’ha commesso e così la tristezza cominciò a prendere il posto della gioia. Quando il professore vide che la città fu tutta infelice e ognuno si era chiuso nei propri dolori, se ne andò. Ci vorrebbe uno che ripara le storie sbagliate”.
A Gelsomina viene in mente Kimì, l’aggiustastorie e, senza salutare il soldato, si mette a correre verso la sua casa. Dopo due chilometri, tra il monte e la valle, Kimì la sta aspettando.
Insieme si recano in città e Kimì al centro della piazza comincia a piangere “Che tristezza, non c’è nessuno più sventurato e infelice di me. Che vita sbagliata la mia!” La gente ascolta da lontano poi uno ad uno si avvicinano. Cercano di consolarlo e per aiutarlo gli sorridono e dicono parole belle. Quelle parole si diffondono nell’aria e la gente butta via gli occhiali scuri. Allora Kimì dice a gran voce: “Carissimi amici, siete le persone più belle di questo mondo. Vi svelo un segreto: ogni sbaglio fatto è una doppia ferita, in noi e nel cuore di chi abbiamo offeso. Si ripara con un sorriso, e quando anche l’altro sorride, il dolore della ferita scompare!” Nella piazza ognuno corre subito a cercare qualcun altro e presto la piazza diventa un canto e un girotondo di fratelli felici. Kimì vede che Gelsomina piange di gioia e, in silenzio, l’accompagna a casa.
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