Cari
amici del blog,
il
calendario ci dice che è finito l'anno 2016.
Domani
scriveremo il nome di un anno nuovo e nuovo vorremmo che fosse tutto il 2017:
migliore di prima, più vero di ieri, più amore di quel vuoto che abbiamo visto
provocato dall’odio.
Quanti
desideri.
E se un
mondo migliore dipendesse da me?
Penso
che i primi a dare la risposta positiva sarebbero gli innamorati che pur di
costruire l’ambiente più bello all’oggetto del proprio amore farebbero pazzie.
Ecco, l’umanità
ha bisogno di persone che “per amore” fanno pazzie.
Non costa così tanto, basta essere "innamorati" cioè svegli e capire cosa l'altro ha bisogno.
Mi viene
in mente un momento vissuto nella pizzeria di una città oltralpe:
Sono con degli amici. Da un tavolo di fronte a me, un anziano mi fa un
sorriso, si alza con fatica e viene deciso verso di me. Mi saluta
calorosamente, mi abbraccia chiamandomi Vlado.
Gli dico che non sono Vlado, che mi sta scambiando con qualcun altro.
Ma lui: “Non scherzare, sono Michal, non ti ricordi? Eravamo militari
insieme a Brno”. Gli dico che è impossibile, che sono italiano, che a Brno ci
sono andato soltanto come turista. Che forse somiglio a Vlado. Anche come età qualche differenza c’è.
Lui diventa triste e guarda il pavimento. Poi, incoraggiato da una stretta
di mano e un sorriso, riprende il filo dei ricordi. “Ti cerco da tanto tempo.
Mi hanno detto dove abiti e tutte le volte che con il treno passo davanti a
casa tua, vedo con gioia il giardino, gli animali. Cos’hai fatto in tutto
questo tempo?”.
I miei amici sono curiosi di ascoltare cosa sto per raccontare. Siccome la
pizza non è ancora pronta, propongo a Michal di fare due passi in terrazza per
parlare. Si appoggia al mio braccio. Anche l’uomo al tavolo di Michal,
probabilmente il figlio perché gli somiglia, ci guarda curioso.
Michal mi racconta tanti fatti ed io li vivo con lui. Quanti camerati che
ora sono già morti, ed io mi addoloro con lui. Quando mi parla della sua
famiglia, dei figli, dei nipoti la sua gioia e la mia si confondono. Michal
ride fino alle lacrime ricordando qualche commilitone ed io mi diverto con lui
anche se non so di chi stia parlando. Nel suo volto la serenità lo
ringiovanisce. A un certo punto ci raggiunge l’uomo che Michal mi presenta come
il terzo figlio. Lui ascolta per un po’ e quando il padre gli dice quanti
momenti abbiamo vissuto insieme, mi guarda costernato.
Mi avvertono che la pizza è in tavola e Michal, rattristato, mi chiede
quando possiamo incontrarci. Gli prometto che andrò a trovarlo a casa.
Con gli amici scoppia una vivace controversia. Perché lo hai imbrogliato?
Lo hai illuso. Un altro risponde al mio posto che se per Michal credere di aver
ritrovato un amico è una gioia, perché negargliela? Mentre li vedo accalorarsi
sul perché e per come, divento sempre più estraneo alla discussione, piego la pizza in due
ed esco in terrazza. Da lì vedo arrivare in macchina il figlio dell’amico
“ritrovato”.
Mi raggiunge per ringraziarmi: “Erano anni che non vedevo mio padre così
felice. L’ho accompagnato a casa dove c’è una badante che lo assiste, ma
praticamente non parla con nessuno da tanto tempo. Mio padre è gravemente
malato. Per lui sapere che ha ritrovato un amico è stato più efficace di una
medicina. In macchina continuava a dire che quando si è alla fine si ha bisogno
di avere vicino gli amici veri!”
Quando il giorno dopo Michal mi telefona, gli chiedo particolari dei nostri
compagni d’armi. E lui continua a chiedersi: “Perché non ti ho ritrovato
prima?”.
Carissimi
amici, buon anno!
Tanino