Stavo svolgendo un tema sull’importanza e la necessità della
solidarietà fraterna. L’ambiente che ospitava la serie di conferenze è al
centro di Bratislava ed è aperto al pubblico.
Mentre parlavo, eravamo al cuore dell’argomento, è entrato
un uomo sulla quarantina, che con fare discreto si sedette nelle ultime file,
uno dei posti liberi accanto ad altri dove qualcuno aveva lasciato il suo
cappotto.
Poi mi sono accorto che quell’uomo, preso il cellulare, si
allontanò improvvisamente dalla sala.
A fine conferenza mentre ci salutavamo, uno dei presenti
fece notare che erano spariti i suoi documenti e il portafoglio.
Momento di sgomento e di profondo turbamento.
Non ebbi dubbi: quel tipo aveva fatto il “suo lavoro”.
La cosa peggiore era che quel fatto sembrava cancellasse ogni
buon proposito maturato nella serata.
In un cerchio di gente ancora rimasta accanto al defraudato
abbiamo continuato a discutere se si può accogliere ed essere solidali con uno
che ti fa del male. Ho visto quanto fosse difficile.
Avevo ben visto in faccia quell’uomo.
Il giorno dopo, d’accordo con i gestori del centro, mi sono
appostato in attesa.
Infatti non molto tempo passò che entrò l’atteso ospite con
un comportamento discreto. Vestito con abiti casual, con gusto.
Lo raggiunsi subito chiedendogli cosa desiderasse. Ha
riconosciuto che ero io che la sera precedente tenevo la conferenza. Tentò di
fuggire ma le porte erano chiuse e già qualcun altro stava aiutandomi a
trattenerlo.
Ci sedemmo in una stanza. Il tipo scoppiò in pianto. Spiegò
subito che aveva bisogno di soldi per comprare la dose necessaria di droga. Ci
confidò che aveva messo i documenti nella buca delle lettere di un palazzo
vicino, ma dei soldi non sapeva come restituirli. Aveva un braccialetto e un
anello d’oro. Ce li consegnò sperando che fossero sufficienti a pagare il
danno. “Sono l’unico ricordo di mia madre che con la mia condotta ho fatto
morire di crepacuore”.
La persona a cui il tipo aveva rubato documenti e soldi è un
medico. Gli telefonai per dirgli dove cercare i documenti e gli parlai del “ladro”.
Il medico venne di corsa e si interessò all’uomo dicendogli che avrebbe potuto
aiutarlo, se voleva, a uscire dalla dipendenza.
In quella stanza l’aria divenne incandescente. Ho visto un volto
passare dal terrore alla speranza. Il braccialetto e l’anello gli furono
restituiti perché restasse viva la “presenza” della madre.
4 commenti:
Grazie Tanino,
Dominik
Grazie Tanino di questa storia triste e bella.
Certo hai avuto un bel coraggio ad aspettarlo in quel locale.
Io non so come avrei fatto. Avrei volentieri chiamato la polizia per dare una bella lezione...
Certa gente va trattata col manganello.
Ho allevato tre figli. Sono stato rigoroso e non ho risparmiato rimproveri e qualche schiaffo. Avevo accanto una moglie che era complice e non creava brecce di evasione.
Ora loro hanno figli e mi ringraziano e mi chiedono come fare...
I tempi sono cambiati ma l'uomo va accompagnato con consapevolezza e responsabilità.
Sarò fuori moda ma bisogna sapere come va aiutato l'uomo.
Comunque grazie.
Con stima Ernesto
Sono un'insegnante in pensione.
Nella mia lunga carriera ne ho visti di tutti i colori.
Quello che all'educazione sta creando seri problemi non è tanto il comportamento degli alunni, quanto il fatto che alle loro spalle hanno genitori che pur di "apparire" avanzano dei diritti e pretendono di dirigere la scuola.
L'insegnante non ha più nessun potere e non può influire.
Certo qualche famiglia è ancora a modo, ma devo confessare la mia amarezza nell'aver visto proprio nelle famiglie "spaesate" la mancata possibilità di formare i loro figli.
Ci vorrebbe una scuola per genitori...
Comunque la storia che ti è successa è molto avvincente.
Ringrazio Ernesto e te.
Buon lavoro,
Emma
Grazie Tanino. Ho condiviso questa tua esperienza su FB perché qui c'è solo Vangelo...
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