giovedì 2 novembre 2017

Stelle accese in cielo eternamente (Chiara Lubich)


Se il giorno dei morti ti rechi al Verano[1],
vedi una distesa sterminata di tombe.
E verso sera, al palpitar della notte,
s’accende per ogni salma un lumicino.
Una tomba comune raccoglie un numero senza numero di morti
e, per ogni morto, una favilla.
Numero senza numero quelle luci,
simili a uno squarcio della via lattea calato in terra.
Passano i giorni
e ogni dì conta a migliaia quelli che più non sono.
C’è un giorno stabilito per ognuno.
E verrà il giorno mio, il tuo, quello per tutti.
Un lumicino in più accanto ai tanti.
Qualche giorno di pianto e di cordoglio dei vicini,
poi torna la corsa della vita uguale a prima.
E accanto al pianto tuo uno sfrenato jazz nel bar;
un bianco fiocco sulla casa di fronte;
l’urlo della sirena della crocerossa, che dice pericolo,
e il botto d’uno champagne che annuncia nuove nozze.
Vecchi randagi, appoggiati a portoni tarlati,
signore imbellettate, emblemi di vanità.
Questa la vita.
Ma, se le stelle hanno il loro nome,
non molti lumicini del Verano dicono una voce.
Son morti! morti... ben presto senza nome.
Son morti perché vollero la vita.
Son morti perché in vita non morirono.
C’è invero il coraggioso che affrontò la morte
e fu pronto sul suo nulla a lasciar vivere il Signore.
Quegli vive nella gloria eterna
e nella imperitura memoria dei mortali.
Quanti contemporanei d’una Teresa d’Avila,
d’un Francesco, d’un Vincenzo!
Ma chi ricorda i nomi?
Passarono e non rimase orma.
I santi sono fulgori,
che accesero le notti del loro tempo e quelle appresso,
perché lampade vuote, piene di Luce eterna.
Essi in vita si donarono a Dio perdutamente
e giurarono di non lasciarlo mai.
Allora lui, artefice divino,
li lavorò, limandoli, piallandoli, sfondandoli
con quelle dure prove, che fanno rimanere l’uomo quasi inattivo:
vivo solo al dolore, vivo all’amore.
Finché purgato il cuore, l’anima, la mente,
Dio dona ai santi un compito celeste.
E fanno e fanno
ma non fanno più essi.
Fa Dio in loro
e il mondo si converte.
I cuori attratti dal lume tanto atteso,
tanto sognato, quasi inconsciamente,
seguono la luce a turbe,
e trovano col santo lo stesso Dio.
E in lui la legge che fa rivoluzione
e dal di sotto sorregge e crea la società divina
che è l’umanità cristificata.
I santi non son luci del Verano,
son stelle accese in Cielo eternamente.

Chiara Lubich
Scritti spirituali I, pp206-207



[1] Cimitero monumentale di Roma

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