Abdaraman è un ragazzo musulmano
che mi accompagna anche stasera al mio eremo.
Ha sempre conversato volentieri con me,
ma stasera è muto e triste.
«Parla, Abdaraman,» insisto «apri il cuore
al tuo amico fratel Carlo».
Abdaraman scoppia in pianto.
Gli chiedo: «Amico, che succede?».
«Fratel Carlo, piango perché non ti fai musulmano!».
«Oh,» esclamo io «e perché dovrei farmi musulmano?».
Abdaraman grida: «Se non ti fai musulmano,
vai all’inferno come tutti i cristiani».
«Oh, questa è bella, chi ha detto che andrò all’inferno
se non mi farò musulmano?».
«Il maestro della scuola coranica mi ha detto
che tutti i cristiani vanno all’inferno,
e io non voglio che tu vada all’inferno».
Arriviamo all’eremo e Abdaraman si ferma.
Non vi entrerebbe per tutto l’oro del mondo.
Gli dico: «Abdaraman, Dio è buono
e ci salverà tutti e due. Sta’ tranquillo, va’ a casa,
recita la tua preghiera, mentre io reciterò la mia.
Le nostre preghiere vanno nello stesso cielo, perché
Dio è uno solo. È il mio Dio ed è anche il tuo.
Se osserveremo i suoi comandamenti,
andremo nello stesso paradiso. Non piangere più».
Entro triste nel mio eremo.
Stasera mi sarà difficile pregare.
Povero Abdaraman, anche lui vittima
degli eccessi di zelo dei cosiddetti “uomini di Dio”,
che manderebbero all’inferno metà del genere
umano, solo perché “non sono dei loro”.
beato Charles de Foucauld