Nei giorni della guerra mi è capitata tra le mani questa poesia di Tagore che, leggendola, si è trasformata in preghiera.
Forse mai, come in questa stagione di mali planetari, il senso della preghiera finisce di essere richiesta ed entra nella sfera del mistero profondo della vita: lotta tra bene e male.
Mi hai fatto senza fine
Mi hai fatto senza fine
questa è la tua volontà.
Questo fragile vaso
continuamente tu vuoti
continuamente lo riempi
di vita sempre nuova.
Questo piccolo flauto di canna
hai portato per valli e colline
attraverso esso hai soffiato
melodie eternamente nuove.
Quando mi sfiorano le tue mani immortali
questo piccolo cuore si perde
in una gioia senza confini
e canta melodie ineffabili.
Su queste piccole mani
scendono i tuoi doni infiniti.
Passano le età, e tu continui a versare,
e ancora c’è spazio da riempire.
Rabindranath Tagore (1861-1941), poeta, drammaturgo e scrittore bengalese.
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