Dove è finita la verginità delle parole, l’arditezza dei sogni, l’unicità del tu?
Dove si sono impantanati i passi che correvano, le mani che attendevano?
Un “tu” prezioso ha smontato i sogni, ha fatto scoppiare le parole, ha bloccato il mio passo e mi ha detto: “Tutto è stato una scala per farti arrivare qui. Tutto è stato riflesso, balenio della mia voce che ti diceva e parlava ma non potevi capire, non potevi.
Ora sei qui amore dell’Amore. Non stupirti del caleidoscopio.
Tutti i volti sono veri.
Tutti sanno, tutti attendono.
Mi guardi incredulo e pensieroso. Non c’è gioia che ti contenga né paura che ti distragga.
Sai soltanto che la tua compiuta contemplazione è l’unica vita di sempre.
Ma… ci sono i fiori nati dal tuo sole e dal tuo sguardo che oltrepassava l’orizzonte.
Eccoti al cuore del Cuore, eccoti al sì che dà il ritmo al battito eterno: il tuo… che è mio”.
Gianni Madore
Foto di Gennaro Musella
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