Un lettore mi scrive: “Ho visto l’intervista che le hanno fatto (altre notizie su di me). In quello che lei dice non c’è niente di nuovo eppure si sente che l’Istituzione che lei rappresenta ha tutta la forza e la novità profetica di ogni intervento di Dio nella storia. Si aprono orizzonti nuovi”.
Quest’ultima frase mi ha fatto ripensare alle prime comunità del Movimento dei Focolari, che quasi spinte da un vento interiore esprimevano anche in canzoni l’ardore che le aveva invase e su canzoni famose attaccavano testi che esprimessero la forza della loro scoperta. Questa sorte era toccata a molti canti delle montagne trentine, ad arie di opere, a musiche da film e perfino a canzoni russe.
Somewhere Over the Rainbow, (un giorno oltre l’arcobaleno) è una canzone degli anni Cinquanta che i canali americanizzati del dopoguerra italiano avevano portata nelle nostre case. Le parole che qualcuno del Movimento vi appose parlano di “Orizzonti nuovi che ci ha dischiuso la Sapienza”.
Quando mi sono imbattuto nel Movimento dei Focolari la colonna sonora del film Exodus era divenuta un peana di esultanza per l’unità del mondo a cui tutti eravamo lanciati, Il cielo in una stanza, di Gino Paoli, era diventava l’inno a Gesù la cui presenza tra noi trasforma e trasfigura tutto e poi la bellissima canzone di Sergio Endrigo, Io che amo solo te, spostato l’oggetto dell’amore, era diventata l’appassionata preghiera di chi ha trovato e scelto un nuovo amore: Dio.
Nell’incanto dei neofiti fui travolto anch’io, superando qualche resistenza a cantare canzoni che nel testo originale mi sembravano molto più belle. Ma cantarle era un gesto concreto per buttarmi senza riserve nella nuova avventura.
Quando il Patriarca Atenagora I nell’ottobre del 1967 venne a Roma per incontrare papa Paolo VI, c’ero anch’io a San Pietro, assieme a tutti gli abitanti di Loppiano, la nascente cittadella del Movimento. Nell’attesa della celebrazione, sotto la direzione di uno di noi che si era arrampicato sul piedistallo di una colonna della basilica, cantavamo a squarciagola tutte le nostre canzoni, incuranti del fatto che agli altri arrivava soltanto la melodia e non le parole. La melodia arrivò anche alle orecchie dei giornalisti. Infatti qualche testata di giornale appuntò l’inusuale e poco liturgica presenza di gruppi che cantavano in chiesa le note canzonette di una radio sempre più laica e di una TV che già nutriva i telespettatori di “canzonissime”.
Alla fine degli anni Sessanta anche il Movimento ebbe i suoi complessi musicali, GenVerde e GenRosso, che cominciarono a produrre le loro canzoni cantate ormai in tutto il mondo, espressione matura e veicolo di un ideale. Eppure i canti dei primi tempi, conservano intatta la forza dell’irruzione di un’idea.
Ora che il Movimento dei Focolari ha raggiunto la sua maturità e con la morte della fondatrice ha fissato per sempre il binario su cui progredirà, risalire ai suoi primi tempi è come sentire i primi battiti di un cuore nuovo. “Orizzonti nuovi che ci ha dischiuso la Sapienza!”
foto di Amalka Gombitova
2 commenti:
Grazie, Tanino, di questa simpatica pagina della storia del Movimento dei Focolari. Vorrei chiederti di non stancarti di scrivere sul movimento. Io che non conosco, se non per titoli, la vostra evoluzione, trovo molto vicine e costruttive queste pagine, come la tua.
Credo che sia desiderio di molti conoscere Chiara nella vita di ogni giorno. Se tu potessi raccontare di lei...
Grazie in ogni caso.
Gianni e Luciana
Voglio ringraziare il lettore di aver 'punzecchiato', anche involontariamente, Tanino. Ricordo una volta Chiara che, rammentando una vecchia canzone a cui erano state cambiate le parole, disse: 'Sarebbe bello 'riscrivere' la storia dell'Ideale attraverso le canzone dei 'primi tempi''.E queste canzoni che cantavo da piccolo, pur non comprendendone le parole , mi recavano gioia e serenità. Ora, come allora, mi ridonano la stessa gioia e la stessa serenità nella gratitudine di aver incontrato un'Ideale così grande che ha innamorato la mia vita.
Francesco.
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