In seguito a quanto scrive Giorgio che mi chiede chi sono, e nel ringraziare
anche Claudia, Stefano e quanti hanno lasciato il loro commento precedentemente, dico
che sono un pellegrino, come ogni uomo che cammina sui sentieri delle stagioni.
A un certo momento della vita mi è successo qualcosa di
importane: qualcuno mi ha insegnato a leggere i segni.
Sapere leggere i segni, cioè vedere in tutto ciò che mi
succede, in tutte le combinazioni del vivere, in tutte le parole che mi
arrivano, negli eventi, nelle disgrazie, negli incontri, nelle contrarietà...
un piccolo segnale, la lettera di una parola, l’elemento di un discorso che si
compone pezzo dopo pezzo.
Per imparare quest’arte ci vuole pazienza e umiltà.
Non devo dirigere io il discorso, ma attendere che si
sveli fino in fondo.
Non è difficile, perché ogni risultato che si raggiunge
dà nuova forza, ma ci vuole costante pazienza e umiltà.
Se riesco a dire qualcosa a voi, cari lettori, è soltanto
perché la vita mi insegna la vita.
La fede sorregge la capacità di rischiare.
Non so cos’altro dire. Comunque sono felice. E la vita
non ha finito di stupirmi.
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