martedì 26 febbraio 2013

IL LIBRO ABITATO



Oltre i monti e oltre il mare c’è una città famosa perché possiede un libro unico al mondo: chi lo apre non legge parole ma entra in giardini meravigliosi pieni di fiori, musica, felicità. Però capita che qualcuno, aprendo il libro, si venga a trovare in deserti gelidi e bui. La gente per paura di entrare nella pagina oscura, non apre più il libro.
Allora il sindaco e le persone importanti decidono di custodire il libro in una cassa d’oro con sigilli e catene sulla terrazza della torre.
Il sole di giorno la fa brillare e di notte ci pensa la luna. La pioggia la lava e il vento l’asciuga.
La notizia del libro chiuso raggiunge alcuni bambini che non giocano mai alla guerra. Kalù, per dare gioia agli altri, si mette in viaggio per arrivare al libro e, oltrepassate valli e montagne, arriva nella città. Il portone della torre si apre senza sforzo, la serratura è arrugginita. Le scale sono piene di appiccicose tele di ragni neri e velenosi. Kalù li vince tutti e, in terrazza accarezza la cassa. Il suo cuore batte forte. Il coperchio della cassa si apre, come se fosse stato spinto da dentro. Il libro è già aperto. Una ventata di profumi e colori si espande, mentre milioni di stelle, danzando, liberano la musica.
Kalù si stupisce di non essere solo: i bambini della città sono saliti tutti dietro di lui. Il libro, felice di sorprenderli, continua ad aprirsi e, come un caleidoscopio, mostra sempre nuove composizioni di colori e musiche. Quando lo stupore mette a tacere tutti, una voce esce dalla musica:
“Non avete trovato le pagine cattive?
Cari bambini, non ci sono pagine cattive, è la paura che non fa vedere i colori e non fa sentire la musica”.
I bambini si guardano felici e iniziano il girotondo e il libro, come un direttore d’orchestra, li dirige. La folla sulla piazza guarda stupita e, quasi senza accorgersene, tutti si prendono per mano e cantano per le strade, salgono i palazzi, danzano sui campi e sui monti. La gioia della festa ormai sta oltrepassando anche il mare. E la paura fugge lontana. 

Ho pubblicato questa favola anche su Città Nuova n° 4/2013

 

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Non esistono pagine cattive... è la paura che fa vedere nero...
Tanino, GRAZIE!
come ogni tua favola, anche questa è un sermone.
Buona settimana,
Totò

Unknown ha detto...

Bella storia ! E' vero, molto spesso la paura del nuovo o diverso ci blocca, fa spegnere il desidero di conoscere, emozionarsi, stupirsi. Ci chiude occhi e orecchie nelle nostre "casse" e ci impedisce di vedere le meraviglie che abbiamo accanto che potrebbero darci nuove gioie inaspettate e contagiose. Si, perché la gioia é contagiosa.
I bambini sanno bene come si fa, sono i maestri dello stupore.
Maria Teresa