domenica 31 agosto 2014

La pace come cammino


A dire il vero non siamo molto abituati a legare il termine PACE a concetti dinamici.
Raramente sentiamo dire:
"Quell'uomo si affatica in pace", "lotta in pace", "strappa la vita coi denti in pace"...

Più consuete, nel nostro linguaggio, sono invece le espressioni:
"Sta seduto in pace", "sta leggendo in pace", "medita in pace" e, ovviamente, "riposa in pace".

La pace, insomma, ci richiama più la vestaglia da camera che lo zaino del viandante.
Più il comfort del salotto che i pericoli della strada.
Più il caminetto che l'officina brulicante di problemi.
Più il silenzio del deserto che il traffico della metropoli.
Più la penombra raccolta di una chiesa che una riunione di sindacato.
Più il mistero della notte che i rumori del meriggio.

Occorre forse una rivoluzione di mentalità per capire che la pace non è un dato, ma una conquista. Non un bene di consumo, ma il prodotto di un impegno. Non un nastro di partenza, ma uno striscione di arrivo.

La pace richiede lotta, sofferenza, tenacia. Esige alti costi di incomprensione e di sacrificio. Rifiuta la tentazione del godimento. Non tollera atteggiamenti sedentari.
Non annulla la conflittualità. Non ha molto da spartire con la banale "vita pacifica".

Sì, la pace prima che traguardo, è cammino.

E, per giunta, cammino in salita.
Vuol dire allora che ha le sue tabelle di marcia e i suoi ritmi, i suoi percorsi preferenziali ed i suoi tempi tecnici, i suoi rallentamenti e le sue accelerazioni.
Forse anche le sue soste.

Se è così, occorrono attese pazienti.

E sarà beato, perché operatore di pace, non chi pretende di trovarsi all'arrivo senza essere mai partito, ma chi parte.
Col miraggio di una sosta sempre gioiosamente intravista, anche se mai - su questa terra s'intende - pienamente raggiunta.


Don Tonino Bello (1935-1993), vescovo cattolico italiano

1 commento:

Anonimo ha detto...

Come don Tonino sono stata a Sarajevo negli anni dell'assedio, tra il 1992 e il 1996. Il 9 settembre 1994 a Sarajevo scrissi questo appunto:
"Quando arrivi in una città plasmata dalla guerra guardi, ascolti e stai in silenzio e cerchi di capire.
Il silenzio dentro di te e il rumore della guerra fuori diventano preghiera
e azione e pensiero diventano un'unica cosa,
razionalità e sensibilità si fondono.
Ne nasce un'intuizione:
Dio non è tutto, gli altri sono tutto.

Quando nel mio cuore ho avuto questo pensiero ho subito pensato "E' una bestemia", ma subito il cuore mi ha detto con il sorriso: Non ti preoccupare, stai tranquilla, non hai bestemiato. E' proprio LUI che lo dice
lo ha detto al tuo cuore
e lo trovi scritto nel VANGELO".
(Mt 22, 36-40)

Soltanto pochi mesi prima Julio Quan, un uomo di pace del Costarica mi aveva donato questo insegnamento: "La pace, la nonviolenza non si copia, non si trova nei libri.La si inventa, la si fa concretamente ed assieme ad altri. Ci vuole innanzitutto umiltà perchè solo con l'umiltà si può condividere la cultura nonviolenta. La nonviolenza è una forma di cultura che noi possiamo e dobbiamo creare all'interno della nostra società e all'interno della nostra cultura, fatta di convinzioni, abitudini, mentalità."

Caro Tanino, come ha detto Papa Francesco, ci sono tanti scenari di guerra, siamo in guerra, la terza guerra l'ha definita.
Sta a noi seguirlo su un cammino di pace tutti, nessuno escluso.
C.