Oggi predomina
la convinzione che il fattore religioso è un dato di fondo utopico dell’essere
umano. Dopo che l’ondata critica della religione fatta da Marx, Nietzsche,
Freud e Popper si è placata, possiamo dire che i critici non sono stati
abbastanza critici.
In fondo,
tutti loro si sono affaticati su un equivoco. Hanno voluto collocare la
religione dentro la ragione, il che è fonte di molti malintesi. Questi critici
non si sono resi conto che il luogo della religione non sta nella ragione,
anche se possiede una dimensione razionale, ma nell’intelligenza cordiale, nel
sentimento oceanico, in quella sfera dell’umano dove emergono le utopie. Bene
diceva Blaise Pascal, matematico e filosofo, nel famoso frammento 277 dei suoi Pensées:
“È il cuore che sente Dio,
non la ragione”. Credere in Dio non è pensare Dio, ma sentire Dio a partire
dalla totalità del nostro essere.
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