Infatti si muore. Siamo suoi figli e si muore: e questo non è giusto. Che l’Amore sia sconfitta e il potere viceversa, non è giusto. Ha degli obblighi il Signore. Ecco, gli ultimi tempi sono quelli in cui Dio si sdebita, Dio è finalmente se stesso. Perché finché c’è la morte Egli non è se stesso; finché ciò che vale è distrutto, Dio è in debito con noi. Ci sono in noi grida innocenti, vorrei dire persino bestemmie innocenti, che esprimono la protesta della creatura che, amando le cose buone, non tollera che siano distrutte, visto che c’è un Padre che è nei cieli e conta i capelli del nostro capo. L’incontro finale è anche il momento in cui Dio rende ragione di Sé a noi: sennò, non è vero che si chiama Amore. La parola Amore sarebbe una maschera della sua tirannide. Ma quando asciugherà le lacrime dai nostri occhi, Egli ci renderà conto di ciò che non abbiamo capito e delle ingiustizie che abbiamo subìto.
Ernesto Balducci (1922-1992), presbitero e scrittore italiano
1 commento:
Echeggia il grido di Giobbe, di Geremia e quello espresso in parecchi salmi, e poi anche da Gesù nell'orto degli ulivi, sulla Croce; rimanda alla spada che ha trafitto il cuore di Maria e alla sofferenza degli innocenti di tutti i tempi che grida al Cielo. E a tutte le nostre in attesa di senso.
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