Essendomi fatta l’idea che Giovanni Casoli è una miniera, ogni volta che lui pubblica qualcosa cerco di non perderla. Così, quando Andrea Paganini mi ha mandato una copia del libro Sul fondamento poetico del mondo, edito nella primavera di quest’anno nella collana da lui diretta presso “L’ora d’oro”, l’ho accolto con gioia e una certa attesa.
Sono soltanto un utente di letteratura, non un critico letterario, quindi mi sono accostato al libro, come ad altre opere. Man mano che leggevo mi sembrava di assistere a un fenomeno: non ero un lettore ma l’oggetto di un dono.
Certamente è presente l’autore, che con la sua destrezza e l’estesa ricchezza delle conoscenze talvolta fa pensare che sta proclamando un nuovo manifesto poetico o che stia distribuendo a un popolo di vinti un libretto d’istruzioni su come aprire gli occhi sulla vita. No, non è soltanto questo che le pagine consegnano: l’opera è una cengia dove aggrapparsi, una finestra aperta, è un percorso che ti conduce, secondo la citazione di Foscolo, all’armonia che “vince di mille secoli il silenzio” .
Mi son portato il libro in bus, dal dentista, in attesa di una conferenza, all’agenzia viaggi.
Perfino in ospedale! Ero lì perché le zanzare sopravvissute alla disinfestazione, per vendetta aggredivano senza pietà con il veleno che non le aveva uccise. Così il dermatologo aveva una lunga fila di vittime. In attesa del mio turno apro il “vademecum” di Casoli e lì, più che mai, il potere di una voce che mi convince che “poeticamente abita l’uomo su questa terra” come dice Hölderlin.
Circondato da gente in silenzio, con più o meno tristezza negli occhi, in un ambiente senza nessuna qualità estetica, leggo della “morte che fa vivere”. È come se l’autore mi accendesse la voglia di vedere oltre le apparenze, di vedere dentro le cose. Mi viene in mente Ermes Ronchi: “La vita più che etica è estetica, avanza per delle passioni non per delle ingiunzioni. E la passione sgorga da una bellezza, dall’aver intuito la bellezza di Dio”.
Quando l’infermiera mi avvisa che è arrivato il mio turno, mi rendo conto che la mia attesa è stata popolata da una meraviglia, un viaggio nel meraviglioso come definiva la letteratura il mio caro professor Angelo Maria Ripellino. Lo sgomento, lo stupore poetico avevano scaldato e colorato il mio giorno di un sole nuovo.
Casoli sa essere dono e fare un dono di ciò che vede. È capace di farti sentire l’armonia e di introdurti nella danza della vita. E con lui arrivi a desiderare quello che lui vorrebbe come epigrafe: “Lasciami guardare, dopo aver chiuso gli occhi, il sole del sole, il mare del mare”.
Apparso anche su Città Nuova Online, 8 ottobre 2010
7 commenti:
Boh ... nella mia eterna superbia avrei scritto "Lasciamo guardare, dopo aver chiuso gli occhi, il sole NEL sole,il mare NEL mare"
Guardare il centro del sole e del mare, è difficile, ma ce la si può fare.
Guardare, però, il cuore/la sapienza/l'origine richiede il chiudere gli occhi, ma non per non vederci, ma bensì per attivare la vista che va sempre oltre.
In qualche modo è quando è successo al samaritano del Vangelo di oggi: ha visto il miracolo, ha visto chi l'ha compiuto ... ma solo lui ha visto chi era chi l'ha compiuto.
Sono gli occhi della fede, che vedono il brutto, ma vedono soprattutto il bello, l'armonico, la logicità divina.
Scusa Tanino per l'arroganza che - come al solito - mi contraddistingue, ma questo credo sia il senso di quella frase.
Per rispondere ad Anna trascrivo la parte XXIX di CINQUANTA PROGRESSI SUL FONDAMENTO (nell'opera di Casoli di cui parlo nel blog):
"Allora si aprirono gli occhi di tutti e due
e si accorsero di essere nudi". Questo è un oggetto
di magnifica meditazione, che con evidente logica
stringe a concludere che aprire gli occhi
significa chiuderli, che quelli chiusi
vedevano dentro la realtà, mentre gli aperti
non scorgono che nuda cosità, scambiata
per chissà quale acquisto della mente.
Lasciami guardare, dopo aver chiuso gli occhi,
il sole del sole, il mare del mare.
Mi unisco a chi ti legge e a chi commenta. c'è una cosa che vorrei rilevare: la ricerca del vero e del bello. Ciò caratterizza fortemente questo blog ed anche le persone che vi gravitano. Non è la prima volta che entro e sempre, forse perchè per il mio lavoro sono sempre a contatto con gente superficiale, trovo una dimensione di aria fresca e di pensare vero. Grazie per aver pubblicato il brano di Casoli: "aprire gli occhi
significa chiuderli, che quelli chiusi vedevano dentro la realtà, mentre gli aperti non scorgono che nuda cosità, scambiata per chissà quale acquisto della mente." Auguri e congratulazioni, Annibale
questa potrebbe pubblicarla CN per vendere parecchie copie in più di quel libro!
Maurizio Mosconi detto Ciccia
Premessa
Scusa Tanino se rispondo io ad Annibale, ma è una cosa che ha del comico se non fosse per lo sgomento che - adagio adagio - copre tutto.
Annibale,
c'è un simpatico giochino che mi ha dato una lezione storica e che - da allora - prendo ad esempio.
Prendi un foglio bianco intonso e poi con una penna nera fai un puntino piccolissimo nero.
Poi prendi il foglio con il puntino nero e mostralo a chiunque con la domanda "Cosa vedi?".
Nei primi minuti quasi tutti risponderanno "Niente!" ah ah ah
Insisti e richiedi con un "Guarda meglio e sforzati"
Garantito che i più ti diranno, dopo aver studiato il foglio persino sul bordo, "Ah, sì! C'è un puntino nero".
A questo punto tu risponderai:
"E il foglio bianco che si sta intorno non lo vedi? E sì che è molto di grosso e grande".
Ecco, è questo che Tanino dice sempre e di cui anch'io sono convinta ... anche se a volte non è così immediato perché ci sono casi in cui il puntino nero" è veramente enorme dimenticandomi sempre che che c'è anche il dietro del foglio che è completamente bianco.
Ci lasciamo tutti abbagliare dal "brutto" e per cercare il bello ed il buono chiediamo fatti eccezionali, cerchiamo "momenti forti" del bene che ci convinca che il bene, buono, bello esiste davvero.
Il particolare, che comunque esiste e fa male, è solo un particolare (anche se possono essere tanti "particolari" negativi) rispetto all'insieme, ma è solo guardando all'insieme che il particolare trova il suo giusto peso.
In caso contrario il particolare occulterà il resto e tutto ci sembrerà superficiale, gretto, inutile, triste ecc. ecc.
Guarda che anch'io sono come te e non vivo in Cielo, anch'io mi spacco il musone su questi "incontro" così deprimenti, ma rivendico a gran voce la grandezza umana .... "remando contro" a chi si lamenta (me stessa soprattutto) con uno spiazzante "E se invece ...?".
Ti posso garantire che, quasi sempre, se spingi un pochino (con un sorriso sincero) la barriera superficiale di chicchesia vedi un cuore aprirsi in una profondità (o altezza ... vedi un po' tu) immensa.
Non sono una sognatrice che crede agli asini che volano, sono molto realista e pratica e ciò che ti dico è pura verità sperimentabile da chiunque.
Ah ... ovvio che troverai comunque quelli che ti si oppongono e che permangono nel loro stato di "superficialità", ma la vita è lunga e prima o poi anche questi scopriranno di avere "un cuore".
Ciao Annibale e rendi bella questa giornata per qualcuno ... poi è anche sì Lunedì e si sa che il Lunedì è tragico.
Mi sono trovato a chiudere gli e poi ad aprirli.....
E' lì che scorgo il futuro.
Gli occhi li ho chiusi, chiusi e lì sto aprendo sul sole e sul mare.
Pazza meraviglia per me...Per tutte le volte che non vedo niente.
Per essermi trovato di confusione, e in semplice amicizia dei pochi righi di un Trovatutto...chiudi gli occhi per la generosità di Dio, per un Cielo che è libero.
Annibale
Per avere occhi aperti e lucenti "di qua" come fossero sempre aperti anche un po' "di là", bisogna essere stati così fortunati da avere avuto qualcuno che ci ha preso per mano e ci ha invitato ad osservare, ad osservare tutto: persone, paesaggi, oggetti, fenomeni atmosferici,volumi, opere d'arte, luci, ombre, trascorrere di stagioni e chi più ne ha più ne metta....accompagnando sempre l'esortazione con un dolce "Guarda che bello!"
L'osservazione suscita la riflessione,il tanto necessario silenzio, il pensare, e
poi "trasforma" la meraviglia tecnica dei nostri occhi in modo che correndo attraverso la vita riescano sempre a vedere un po' "al di là", oltre le cose, le persone e gli avvenimenti un raggio di luce "bella" ed a rifletterla agli altri perchè abbiano anch'essi il dono grande ricevuto.Come Giovanni Casoli.
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