Alla notizia della beatificazione di Giovanni Paolo II, sono andato a vedere in una mia pubblicazione come ne avevo parlato. Copio le pagine:
Ripercorro quegli anni e mi rendo conto che il Concilio fu una vera rivoluzione copernicana. Come ebbe a dire Paolo VI parlando della «riforma della Chiesa», il Vaticano II non era pensato diversamente da un «risveglio di immense energie spirituali e morali, quasi latenti nel seno della Chiesa»; «un ringiovanimento, sia delle sue forze interiori, sia delle norme che regolano le sue strutture canoniche e le sue norme rituali».
Decenni di trasformazioni forti che non investono soltanto la Chiesa e i Paesi occidentali, ma lambiscono rive di fiumi freddi e lontani. Dopo Paolo VI e Giovanni Paolo I, un Papa polacco viene per compiere quanto i predecessori avevano iniziato e a dare la sua impronta inconfondibile che avrà effetti oltre la cortina di ferro. In Russia la «perestrojka» di Gorbaciov aveva aperto nuove finestre e muffe decennali erano cominciate ad asciugarsi. Gorbaciov stesso dichiarerà a «La Stampa» che tutto quello che era successo in Europa orientale non sarebbe avvenuto senza la «presenza di questo Papa, senza il grande ruolo, anche politico, che lui ha saputo giocare sulla scena mondiale».
Quel Papa è Giovanni Paolo II. Esattamente il 13 maggio dell'81, giorno della ricorrenza della prima apparizione di Fatima, era caduto sotto i colpi di un'arma da fuoco, e lui stesso ammetterà che era stata «una mano materna a guidare la traiettoria della pallottola e il Papa agonizzante si fermò sulla soglia della morte».
L'evento, come confermerà Lucia, l'unica superstite di Fatima, quando nel 2000 sarà svelato il terzo e ultimo segreto, era stato profeticamente «visto», e cioè che un «vescovo vestito di bianco» cadeva a terra colpito a morte. Era il Papa, quel Papa «guerriero» come lo definisce la cantante Mina Mazzini , «con quell'ostinazione che gli fa superare i limiti della macchina umana, con quell'accanimento, quella severità, quelle parole pesanti come massi, quello sguardo tagliente da straniero, quella fatica immane, quella leggendaria sopportazione, quell'aria da leone, quella bella faccia da mille Oscar, quella solidità che gli deriva dalle sue certezze, quella testardaggine più forte di mille acciacchi, quella voce che sa ancora pesare sulle parole importanti, quella voglia di sorridere quando c'è festa attorno a lui. Ed è lui il guerriero che ancora una volta, la centesima, trascina con i denti il suo corpo in giro per il mondo. Mentre la sua anima lo precede, lo sorvola, lo sostiene. E la sua autorevolezza, la sua certezza attrae e respinge. Fa paura, ti augureresti di non incrociare mai i suoi occhi che sono un giudizio universale anticipato. (...) E' lui il profeta che sa, perché ha visto mille apocalissi, partendo dai regimi che si sono spartiti la sua terra, mille cilici che in altrettanti luoghi del mondo oltraggiano la dignità dell'uomo, mille piaghe di violenza che hanno segnato il suo corpo...».
La pallottola che ha ferito il Papa è oggi è incastonata come una «gemma» nella corona della statua di Maria a Fatima.
2 commenti:
Grazie del ricordo!
A Mina non resisti, eh?!!!
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