Ti è mai capitato davanti a un giornale aperto di desiderare ardentemente che le cose vadano in altra direzione?
Ti sei mai sentito in colpa di fronte alle lacrime di una vittima dell’ingiustizia e della prepotenza?
Ti sei mai chiesto quando comincerà il giorno nuovo?
E sogni un mondo diverso, segui la dolce melodia dei politici, dei profeti di capodanno, delle star al concerto di beneficenza, dei predicatori dai denti scintillanti.
Le parole ti sollevano, delicatamente, con mani leggiadre. Le parole ti cullano. Ti lasci andare. Scivoli sulle parole mentre le parole scivolano su di te.
La corrente ti trascina lontano, lontano. Un torpore senza margini ti suggerisce di dormire ancora.
Ti svegliano clacson agitati. I colori del nuovo giorno hanno il tono di grigio intenso, meno intenso, forte, delicato… ma sempre grigio.
Dove avviene la storia?
Per un po’ pensi di aver indovinato chi ha in mano le redini della vita.
Ora vaghi nel tunnel dei clacson e delle vetrine che scintillando s’inclinano a te.
La gente compra come se domani finisca il mondo.
Tu non compri nulla: ormai nessuno attende da te delle cose, attende la parola.
Esci dal rumore delle luci.
Sfuggi alla storia. foto mia, a Bratislava
3 commenti:
poesia! Tu vedi la realtà con occhi da poeta. Non vorrei che tu pensassi che sia una menomazione, anzi è vedere oltre, vedere di più, poter dire di più. Grazie, Gianfranco
Perche'pensi che da te si possano ormai attendere solo delle parole? Le parole possono anche sviare, ferire, illudere, creare situazioni irreali. Talvolta qualcosa che e' necessario comprare, anche piccolissima e poi offerta, puo' stupire, emozionare, risolvere un bisogno, confortare, istruire, 'parlare'ad un altro piu' delle parole, essere un segno che resta.
A meno che io non abbia compreso e che intendessi la parola con una P maiuscola.
Questa pagina intimista e poetica sembra l'espressione di un momento di malinconica stanchezza e di fuggente sensazione di solitudine.
Grazie.
cara/o anonima/o,
sì, direi che la Parola che posso dare è soltanto una, quella del Regista. Io la deduco dai segni, le dò carne, ma è Sua.
Grazie del commento. La tristezza che tu cogli non viene da me, ma dalla condizione di cecità in cui agonizzano molte persone.
Io voglio sfuggire a questa "storia di morte" e dare il mio contributo per la storia della vita. Ciao!
Tanino
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