venerdì 10 giugno 2011

CONVIVERE CON LA PROPRIA MORTE




Non è facile, è un’arte da imparare per vivere.
Convivere con la propria morte vuol dire accogliere il tempo, lasciare che ci devasti, che ci annulli e… ci esalti.
Convivere con la propria morte è il primo grado della grande epifania della vita.
E la tua promessa diventa visibile in me.










Foto di Mario Garcete 

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Tanino,
il tuo apporto nel blog è come un impasto bello e morbido che prepara un dolce,o meglio una profumata pagnotta di pane.Gli ingredienti sapientemente mescolati sono sempre due: realtà e poesia, e spesso non è facile separarli e poterli considerare uno alla volta per poi capirne la commistione.
Riguardando questo post sul "Convivere con la propria morte" e vedo che non ha ancora commenti e penso sia un bellissimo brano di prosa-poesia ma non chiaro per molti e non credo per l'argomento sai, ma per come è espresso.
"accogliere il tempo, lasciare che ci devasti, che ci annulli e...ci esalti" presuppone una cognizione profonda e filosofica di un concetto che da Agostino a Bergson fin troppi hanno cercato di razionalizzare......in realtà il tempo siamo noi, velocissime meteore di passaggio su un pianeta che vediamo il buio e la luce, e poi buio e poi di nuovo luce; noi che cambiamo e cambiamo all'esterno e, se siamo fortunati e baciati dallo Spirito, cresciamo e cresciamo all'interno.
Non è per me qualcosa che si accoglie, ma un'occasione quotidiana da analizzare e da sfruttare, un'accelerazione che ci può stimolare sempre, ma può anche travolgere, angosciare o confondere..
Convivere con la propria morte la sento come la presa di coscienza che nonostante la corruzione che ci appare all'esterno, quella prorompente energia di vivere e sopravvivere che ci trascina avanti ogni giorno; quel forte "sentire" che la bellezza che è nelle cose, nelle persone ed in me non svanirà, non può svanire, quella per me è alla fine come una trasformazione della morte; quella che mi rende come una trasparenza fosforescente ed una forza attraente anche per altri e non può avere che una matrice divina che mi fa "scomparire" (morire a me stesso?) nel senso più banale ed umano, e mi trasforma da crisalide in farfalla..
E' questo che intendi come "promessa visibile, vero?"

Tanino, la tua prosa-poesia è stupenda, profondissima, ma qualche volta non è facile.
Se vuoi, come credo, coinvolgere i più, non volare troppo alto con le tue forti ali, perchè si rischia di non riuscire a scorgerti, lassù!

Con la gratitudine e l'affetto di sempre.
Luisa

Anonimo ha detto...

Accogliere il tempo (quotidiano) e lasciare che ci devasti e ci annulli ...è molto filosofico. Per quanto razionale è fare proficui ragionamenti anche con la morte.
Ma convivere che la morte può avvenire in ogni istante temo non ne possiamo fare a meno.
Luisa è una vera farfalla e non solo banale e umano una promessa visibile il suo scomparire.