venerdì 18 novembre 2011

Mia moglie aveva bisogno di un amico


 
Gianluca è operaio. Eleonora, è pittrice. Il loro è stato un matrimonio di grande amore ma, dopo la nascita di Ruggero, le differenze cominciano a logorare le fondamenta di un rapporto giudicato invincibile.
In una mostra Eleonora conosce un pittore che le fa perdere la testa. Comunica a Gianluca la sua intenzione di andare a vivere con il nuovo compagno, ma chiede di mantenere in casa il suo atelier per dare a Ruggero la sensazione di continuità.
Gianluca, dopo qualche notte insonne, per amore del figlio accetta la tragica farsa, ma vive un momento di disperazione quando la moglie comunica di attendere un bambino e che ha intenzione di andare via da casa definitivamente.
Per padre e figlio seguono anni difficili. Gianluca aiuta il figlio a riconoscere nella madre i tratti migliori e di accogliere la sorellina come un dono anche per lui.
Eleonora, dopo alcuni anni si ritrova sola. Gianluca, attraverso amici viene a sapere della sua situazione disastrosa. Era fallito anche un secondo rapporto con un ex drogato che le ha fatto svendere tutte le sue opere lasciandola sul lastrico. Attraverso Ruggero, le manda a dire che la casa è sempre aperta e che per lei e la bambina avrebbe ricavato degli spazi indipendenti.
Inizia una strana, nuova convivenza.
“Mia moglie ha trovato in me un amico e tale cerco di essere mettendo a tacere ogni diritto o speranza. Il passato è inesorabilmente passato. Mi sono chiesto mille volte da dove mi venga la forza per non mollare. In paese la gente mi guarda come uno stupido zimbello nelle mani di una donna capricciosa e volubile. Quanto amore c’era tra noi! Lei, che sa parlare, diceva che l’arte è come l’amore: sa creare dal nulla bellezze mai viste. Così vivevamo il nostro sogno ed eravamo convinti che, pur avendo origini diverse, l’amore nostro era capace di creare dimensioni nuove, originali”.
Eleonora mi confida: “Ti sembrerà strano ma oggi la mia vena creativa è Gianluca. L’ho amato per la sua bellezza, ma l’ho ritrovato come amico. È uno che ormai non chiede nulla per sé. È un mistero impenetrabile e amabile. Vive come se fosse morto. No, non fa compassione. Tutt’altro. Questa sua indefinibile purezza è una cosa che non mi lascia in pace, mi fa da specchio. È un modello tremendo e affascinante, un punto da raggiungere”. 

Illustrazione: opera di Eva Sladeckova
Testo ridotto dalla mia pubblicazione su Città Nuova n° 21/2011

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Che storia drammatica e... bella. Il capolavoro è Gianluca. Un grande capolavoro. Ciao, Tiziana

Anonimo ha detto...

CIAO A TUTTI DI QUESTO BLOG.
DAVVERO LA STORIA DI QUESTO MATRIMONIO FA' PENSARE MOLTO....... VERREBBE QUASI DA DIRE CHE L' AMORE E' UN ABISSO DOVE TUTTO E' POSSIBILE: ANCHE L' IMPOSSIBILE.
GRAZIE A TUTTI QUANTI PARTECIPANO
A QUESTO BLOG. CIAO.

GIOVANNI

Giovanna Maria ha detto...

Come alle nozze di Cana: l'ultimo vino è migliore del primo!