martedì 31 dicembre 2013
domenica 29 dicembre 2013
venerdì 27 dicembre 2013
L'invincibile tenerezza di Dio
“
…Contemplando Dio, capiamo allora che la tenerezza ha una multiforme ricchezza
di senso,
esprimendo
concretamente: misericordia, comprensione, affetto, premura, delicatezza,
consolazione,
mitezza, umiltà, dono, gioia, pazienza,
disponibilità
al dialogo, rispetto, cortesia, grazia, stupore ...
Solo
l'energia invincibile della Tenerezza cambierà il mondo!”
Papa Francesco
mercoledì 25 dicembre 2013
Papa Francesco: "Mai aver paura della tenerezza"
Tratto dall’intervista a papa Francesco di Andrea Tornielli "Mai avere paura della tenerezza".
Vatican Insider 15/12/2013
Che cosa
dice il Natale all'uomo di oggi?
«Ci parla della tenerezza e della speranza. Dio incontrandoci ci dice due cose.
La prima è: abbiate speranza. Dio apre sempre le porte, mai le chiude. È il
papà che ci apre le porte. Secondo: non abbiate paura della tenerezza. Quando i
cristiani si dimenticano della speranza e della tenerezza, diventano una Chiesa
fredda, che non sa dove andare e si imbriglia nelle ideologie, negli
atteggiamenti mondani. Mentre la semplicità di Dio ti dice: vai avanti, io sono
un Padre che ti accarezza. Ho paura quando i cristiani perdono la speranza e la
capacità di abbracciare e accarezzare. Forse per questo, guardando al futuro,
parlo spesso dei bambini e degli anziani, cioè dei più indifesi. Nella mia vita
di prete, andando in parrocchia, ho sempre cercato di trasmettere questa
tenerezza soprattutto ai bambini e agli anziani. Mi fa bene, e mi fa pensare
alla tenerezza che Dio ha per noi».
Illustrazione di Josef Lada
martedì 24 dicembre 2013
Andiamo a Betlemme! (don Tonino Bello)
«Andiamo
fino a Betlem, come i pastori. L'importante è muoversi. Per Gesù Cristo vale la
pena lasciare tutto. E se, invece di un Dio glorioso, ci imbattiamo nella
fragilità di un bambino, con tutte le connotazioni della miseria, non ci venga
il dubbio di aver sbagliato percorso.
Perché,
da quella notte, le fasce della debolezza e la mangiatoia della povertà sono
divenuti i simboli nuovi dell'onnipotenza di Dio. Anzi, da quel Natale, il
volto spaurito degli oppressi, le membra dei sofferenti, la solitudine degli
infelici, l'amarezza di tutti gli ultimi della terra, sono divenuti il luogo
dove egli continua a vivere in clandestinità. A noi il compito di cercarlo.
E
saremo beati se sapremo riconoscere il tempo della sua visita.
Mettiamoci
in cammino, senza paura. Il Natale di quest'anno ci farà trovare Gesù e, con
lui, il bandolo della nostra esistenza redenta, la festa di vivere, il gusto
dell'essenziale, il sapore delle cose semplici, la fontana della pace, la gioia
del dialogo, il piacere della collaborazione, la voglia dell'impegno storico,
lo stupore della vera libertà, la tenerezza della preghiera.
Allora,
finalmente, non solo il cielo dei nostri presepi, ma anche quello della nostra
anima sarà libero di smog, privo di segni di morte, e illuminato di stelle.
E dal
nostro cuore, non più pietrificato dalle delusioni, strariperà la speranza».
Tonino Bello
lunedì 23 dicembre 2013
Chi è "Natale" ?
[...] Dar vita a Gesù fra noi è per noi il primo dovere. ( … )
Allora penso che la strada giusta per noi sia proprio questa: stabilire e ristabilire la
sua presenza fra di noi con quell’amore di servizio, di comprensione, di partecipazione
ai dolori, ai pesi, alle ansie e alle gioie dei nostri fratelli, con quell’amore che tutto
copre, che tutto perdona, tipico del cristianesimo. Assicurarsi che per questo amore il
Risorto, che ha promesso di essere con la sua Chiesa fino alla fine del mondo, è anche
tra di noi. E su questa base vivere attimo dopo attimo la volontà di Dio bene, perfettamente,
con la rinuncia più radicale alla nostra volontà.
(Fonte: Chiara Lubich – La vita, un viaggio. pag. 26,27 – Ed. Città Nuova)
Allora penso che la strada giusta per noi sia proprio questa: stabilire e ristabilire la
sua presenza fra di noi con quell’amore di servizio, di comprensione, di partecipazione
ai dolori, ai pesi, alle ansie e alle gioie dei nostri fratelli, con quell’amore che tutto
copre, che tutto perdona, tipico del cristianesimo. Assicurarsi che per questo amore il
Risorto, che ha promesso di essere con la sua Chiesa fino alla fine del mondo, è anche
tra di noi. E su questa base vivere attimo dopo attimo la volontà di Dio bene, perfettamente,
con la rinuncia più radicale alla nostra volontà.
(Fonte: Chiara Lubich – La vita, un viaggio. pag. 26,27 – Ed. Città Nuova)
domenica 22 dicembre 2013
Sarà chiamato Emmanuele
“Emmanuele, che significa Dio con noi”. Sì, Dio è con noi! Finora, egli era “Dio al di sopra di noi”, “Dio di fronte a noi”, ma oggi egli è “Emmanuele”. Oggi è Dio con noi nella nostra natura, con noi nella sua grazia; con noi nella nostra debolezza, con noi nella sua bontà; con noi nella nostra miseria, con noi nella sua misericordia; con noi per amore, con noi per legami di parentela, con noi per tenerezza, con noi per compassione...
[…]
Come potrebbe più di così con me? Piccolo come me, debole come me, nudo come me, povero come me – in tutto è divenuto simile a me, prendendo ciò che è mio e donando ciò che è suo. Giacevo morto, senza voce, senza sensi; persino la luce dei miei occhi non era più con me. È sceso oggi, quest’uomo grandissimo, questo “profeta potente in opere e parole” (Lc 24,19). “Pose la faccia sulla mia faccia, la bocca sulla mia bocca, le mani sulle mie mani” (2 Re 4,34) e si è fatto Emmanuele, Dio con noi!
Elredo di Rievaulx (1110-1167),
monaco cistercense inglese
Discorso sull’Annunciazione
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