mercoledì 11 febbraio 2015

Andare in profondità

In questo piccolo lago ghiacciato vivono e crescono dei pesci che allietano in estate quelli che vengono al lago. 
Ciò è possibile perché quando c'è gelo i pesci scendono in profondità. 
Anche in mare succede che quando le onde sono violente i pesci sono costretti ad andare più in fondo. 
Mi sembra una bella metafora della vita: nei momenti più difficili, per non soccombere, bisogna andare in profondità... e ci si salva. 
Cosa significa?
Per me andare in profondità vuol dire raccogliermi, ritrovare la mia vera essenza, il mio vero volto... e ricominciare. 
In altre parole il mio vero volto è quell'immagine fatta a somiglianza di Dio.


2 commenti:

Anonimo ha detto...

come dire, anche, andare in disparte...
La tua Parola nel rivelarsi illumina

'Venite in disparte...'
Questo invito suona anzitutto come un essere riportati al vero senso delle cose. I discepoli hanno bisogno di recuperare il senso del loro discepolato, occorre che depongano ogni traccia di trionfalismo puerile. Per questo, accettare di essere portati in disparte, non è una semplice opportunità loro offerta da Gesù per ritemprarsi dalle fatiche passate: è necessaria una vera e propria correzione di tiro, è opportuno rimettere a fuoco le giuste prospettive.
Lasciarsi portare in disparte, vuol dire smettere quella logica di potere che finisce per asservire tutto e tutti alla propria bramosia di primeggiare.
Lasciarsi portare in disparte vuol dire ritrovare il senso di ciò che si è e di quello che si fa, vuol dire non cadere vittima né dell’esaltazione per il riscontro avuto né della delusione per lo scacco subito. Imparare a leggere ciò che Dio sta scrivendo proprio mentre si rischia di non riconoscerlo più, assorbiti come siamo persino da cose fatte in suo nome. Gesù fa loro comprendere che è possibile farsi carico della dispersione altrui solo quando abbiamo provato, noi per primi, a ritrovare unità attorno ad un centro: Gesù Cristo. Quanta militanza, anche cristiana, senza discepolato!
Per i discepoli di allora e di oggi, quel “venite in disparte” significa diventare consapevoli che tanto le cose di Dio quanto quelle della vita mal si coniugano con affanno e nervosismo, con tensione ed esaurimenti.
Le cose di Dio non si misurano sugli applausi di una folla ma per i timidi percorsi che un cuore intraprende.
Non è la densità degli appuntamenti di un’agenda a far sì che Dio possa farsi strada tra gli uomini, ma il tempo perso anche solo con una persona.
Non è il moltiplicarsi di iniziative che assicura l’annuncio del vangelo, ma un cuore capace di ascolto, di intuizione, un cuore che non mette fuori nessuno.
(Antonio Savone)

Anonimo ha detto...

ops m'ero dimenticato di firmare! ciccia