giovedì 28 gennaio 2016

Comunicare significa condividere

«Comunicare significa condividere, e la condivisione richiede l’ascolto, l’accoglienza. Ascoltare è molto più che udire. L’udire riguarda l’ambito dell’informazione; ascoltare, invece, rimanda a quello della comunicazione, e richiede la vicinanza. L’ascolto ci consente di assumere l’atteggiamento giusto, uscendo dalla tranquilla condizione di spettatori, di utenti, di consumatori. Ascoltare significa anche essere capaci di condividere domande e dubbi, di percorrere un cammino fianco a fianco, di affrancarsi da qualsiasi presunzione di onnipotenza e mettere umilmente le proprie capacità e i propri doni al servizio del bene comune.
Ascoltare non è mai facile. A volte è più comodo fingersi sordi. Ascoltare significa prestare attenzione, avere desiderio di comprendere, di dare valore, rispettare, custodire la parola altrui. Nell’ascolto si consuma una sorta di martirio, un sacrificio di se stessi in cui si rinnova il gesto sacro compiuto da Mosè davanti al roveto ardente: togliersi i sandali sulla “terra santa” dell’incontro con l’altro che mi parla (cfr Es 3,5). Saper ascoltare è una grazia immensa, è un dono che bisogna invocare per poi esercitarsi a praticarlo.»

Dal Messaggio di papa Francesco per la 50.ma Giornata Mondiale delle Comunicazioni sociali, in programma domenica 8 maggio 2016.

Vaticano, 24 gennaio 2016

3 commenti:

Anonimo ha detto...

E sentirsi ascoltati così ti cambia la vita. Perchè è come se l'altro ti dicesse (non intenzionalmente è probabile): Io sono qui con te per te, ti ascolto, puoi affidarmi i tuoi pensieri belli e brutti e io ne farò qualcosa, in qualche modo me ne occuperò, ti risponderò.
Nei fatti, chi ascolta così non da ricette o pacche sulla spalla e neppure ti fa sentire un poveretto o un fenomeno da barraccone, simile ai casi umani usati dalla tv.

Chi ascoltà così ti fa sentire che vale la pena "aprirsi agli altri", dare e ricevere comprensione.
Forse è "Gesù in mezzo" di cui ha parlato e scritto Chiara L.

Mi è capitato, in ambienti eclesiali, di vedere mettere in scena delle "caricature" più simili a "mi faccio un po' i fatti tuoi..ci raccontiamo i fatti nostri....poi torno a farmi i fatti miei, poi torniamo a farci gli affari nostri"
E' passato un po' di tempo, sono state occasioni mancate di comunione, mi dispiace ma poichè il Signore non ci chiede l'impossibile e ci chiede di non giudicare, rimane un po' un mistero per me perchè "sia andata così"..
Leggo le Parole del Papa, immagino che lui abbia ascoltato così vittime e carnefici di quella cosa orribile che è stata la dittatura in argentina, e penso: "Lui sa di cosa sta parlando" ed è un bel modo di cominciare la giornata, lasciando il passato alle spalle !
Grazie Tanino, un saluto a tutti, C.

Tanino Minuta ha detto...

Grazie C.,
quello che dici è un prezioso dono!
Quante occasioni mancate...
Ma possiamo sempre ricominciare!
Ciao e grazie ancora,
Tanino

Anonimo ha detto...

Ricopio le parole del Papa:

...Ascoltare significa anche essere capaci di condividere domande e dubbi, di percorrere un cammino fianco a fianco, di affrancarsi da qualsiasi presunzione di onnipotenza e mettere umilmente le proprie capacità e i propri doni al servizio del bene comune.
Ascoltare non è mai facile. A volte è più comodo fingersi sordi. Ascoltare significa prestare attenzione, avere desiderio di comprendere, di dare valore, rispettare, custodire la parola altrui. Nell’ascolto si consuma una sorta di martirio, un sacrificio di sé stessi in cui si rinnova il gesto sacro compiuto da Mosè davanti al roveto ardente: togliersi i sandali sulla “terra santa” dell’incontro con l’altro che mi parla (cfr Es 3,5). Saper ascoltare è una grazia immensa, è un dono che bisogna invocare per poi esercitarsi a praticarlo.

Basterebbe questo e l'umanità avrebbe un volto nuovo, una speranza nuova... sarebbe umana.
Grazie Tanino di questa perla preziosa... da imparare a memoria e farla diventare norma.
Un saluto a tutti,
Franco