La
vita presente è un cammino che ci porta al termine della nostra speranza, allo
stesso modo in cui si vede sui germogli il frutto che sta per sbocciare dal
fiore; grazie al fiore il frutto giunge all’esistenza, anche se il fiore non è
il frutto. Allo stesso modo, la messe che nasce dai semi, non appare subito con
la spiga, ma dapprima cresce l’erba, poi quando è morta l’erba, si erge lo
stelo di grano e così il seme matura in cima alla spiga...
Il
nostro Creatore non ci ha predestinati alla vita embrionale; lo scopo della
natura non è la vita dei neonati. Non mira neanche alle età successive che
raggiunge con il tempo nel processo di crescita che trasforma l’apparenza
dell’uomo, né ha per fine la dissoluzione del corpo che sopravviene con la
morte. Tutti questi stati non sono altro che tappe sulla strada su cui
camminiamo. La meta e il termine della marcia, attraverso queste tappe, è la
somiglianza con Dio...; il termine atteso della vita è la beatitudine. Oggi
però, per quanto riguarda il corpo – la morte, la vecchiaia, la giovinezza,
l’infanzia e la formazione dell’embrione – tutti questi stati, sono come
altrettante erbe, steli, e spighe, che formano un cammino, una storia e una
potenzialità che permettono di giungere alla maturità attesa.
San
Gregorio Nisseno (335-395), monaco e vescovo
Da
omelie
Nessun commento:
Posta un commento