mercoledì 10 febbraio 2016

Verso la meta

La vita presente è un cammino che ci porta al termine della nostra speranza, allo stesso modo in cui si vede sui germogli il frutto che sta per sbocciare dal fiore; grazie al fiore il frutto giunge all’esistenza, anche se il fiore non è il frutto. Allo stesso modo, la messe che nasce dai semi, non appare subito con la spiga, ma dapprima cresce l’erba, poi quando è morta l’erba, si erge lo stelo di grano e così il seme matura in cima alla spiga...

Il nostro Creatore non ci ha predestinati alla vita embrionale; lo scopo della natura non è la vita dei neonati. Non mira neanche alle età successive che raggiunge con il tempo nel processo di crescita che trasforma l’apparenza dell’uomo, né ha per fine la dissoluzione del corpo che sopravviene con la morte. Tutti questi stati non sono altro che tappe sulla strada su cui camminiamo. La meta e il termine della marcia, attraverso queste tappe, è la somiglianza con Dio...; il termine atteso della vita è la beatitudine. Oggi però, per quanto riguarda il corpo – la morte, la vecchiaia, la giovinezza, l’infanzia e la formazione dell’embrione – tutti questi stati, sono come altrettante erbe, steli, e spighe, che formano un cammino, una storia e una potenzialità che permettono di giungere alla maturità attesa.

San Gregorio Nisseno (335-395), monaco e vescovo

Da omelie

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