Ho letto Francesco il ribelle, un’avvincente viaggio con Francesco d’Assisi scritto da padre Enzo Fortunato, frate minore conventuale. Il cardinale Pietro Parolin nella prefazione spiega: “Questo libro ripercorre le parole, i luoghi e gli incontri di un uomo allo stesso tempo libero e obbediente. Così facendo non solo si descrive il percorso personale di un uomo, ma si delinea una cultura ispirata al Vangelo, in grado di dialogare con tutti”.
A conclusione del libro, l’Autore si chiede: “Non è forse lo stile del frate di Assisi che sta vivendo e proponendo papa Francesco? Certo, le responsabilità e le funzioni sono diverse. Il primo è un membro della Chiesa e il secondo è un pastore, ma l’obiettivo è simile: seguire e vivere le orme del Vangelo”.
Mentre leggevo il libro su Francesco mi trovavo in Ungheria dove ho avuto occasione di incontrare Csaba Böjte ofm, un francescano della Transilvania (Romania) famoso non solo nella sua terra ma in Ungheria e nell’est-Europa dove, con la collaborazione di volontari, accoglie dal 1992 bambini con situazioni familiari difficili. Oggi le case sono 82 con 2500 bambini.
La Fondazione San Francesco, iniziata dal frate, ha lo scopo di aiutare i più piccoli, i più bisognosi.
Mentre lui raccontava i “fioretti” che hanno illuminato, tracciato e incoraggiato il suo percorso, sentivo palpitare il carisma di Francesco.
Il nostro motto
La Fondazione San Francesco vorrebbe essere un grande albero e nei suoi rami accogliere i bambini, i giovani che vivono con fatica, che non hanno dove poggiare la loro testa.
Gli uccelli del cielo vengano con coraggio, possono riposare sui rami del grande albero, anche il nido se vogliono possono costruirsi e farsi un avvenire. Se pensano possono anche volar via, quando vogliono perché non vogliamo essere un recinto, una gabbia.
(Traduzione mia del motto come è presentato nel sito della Fondazione)
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