Ieri mattina, a Roma, sono stato attirato da un barbone che sul
marciapiede, appoggiato all’inferriata di un giardino, copriva il suo cane. Era
arrotolato dentro una lacera coperta e vedevo soltanto la testolina che si lasciava aggiustare, sotto le orecchie, uno
straccio che il suo padrone gli aveva messo attorno al collo.
Tirava un vento gelido e quell’attenzione così delicata mi
portò alla mente il brano del Vangelo che avevo ascoltato poco prima alla Messa. Parlava del pastore che lascia le 99 pecore per cercare quella smarrita.
L’attenzione all’ultima pecorella… la tenerezza verso il
cane di un povero che non ha altro.
Fu come se qualcuno mi sussurrasse: “Sei l'unico mio bene, la mia gioia”.
E la giornata prese di colpo il ritmo del rapporto con l’infinito.
1 commento:
Hai occhi, Tanino!
Ti accorgi di ciò che altri non vedono: forse la fretta, le preoccupazioni, la violenza che si respira nell'aria...
grazie che ci aiuti a vedere!
Rosanna
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