Una famiglia di amici era venuta a trovarmi ad Ancona,
dove allora abitavo, per una visita specialistica di cui aveva bisogno un loro
figlio. Una domenica li ho accompagnati a Loreto, il famoso santuario che
custodisce la casetta di Nazareth.
Mi occupavo del ragazzino, quando un signore si
avvicina per chiedermi: “Chi sei?” Non capii la domanda. Allora il distinto signore, mi
disse che aveva osservato come mi stavo occupando del ragazzino: “Chi te lo fa
fare? Non sembri uno pagato per fare questo servizio…”.
Ho domandato se fosse tanto strano occuparsi degli
altri. Lui rispose: “Non è tanto il fatto di occuparsi di
qualcuno, ma è chiaro che questo ragazzo non è sano e tu ci sai fare. Quindi, o
si tratta di un parente con quale convivi da tempo e hai imparato come fare, o
stai facendo degli studi specializzati per questi casi oppure sei una persona
eccezionale”.
Dalla mia risata il distinto signore comprese che
nessuna delle sue ipotesi reggeva. Allora lui, che era neuropsichiatra, tirò una conclusione: “Tu sei un piccolo
grande uomo”. E così continuò a chiamarmi le volte che c’è
stata occasione di sentirci per telefono o d’incontrarci. Era nata l'amicizia anche con la sua famiglia.
Una volta mi chiese cosa significasse per me Dio, e
gli mandai un pensiero che avevo scritto in quei giorni nel
diario.
Quando è morto la moglie mi disse per telefono che il marito teneva sulla
scrivania del suo studio una strana frase incorniciata, e mi chiedeva se la
conoscevo o se ne capivo il significato. Era la finale di ciò che avevo mandato al marito:
… e nel cuore il tuo nome è un
suono
al cui tono si armonizzano
questi silenzi senza qualità:
il nome ha la forma del tempo
presente.
2 commenti:
Grazie Tanino. Annamaria
Tanino,
non saprei cosa dire di fronte a una storia del genere. Evidentemente quel signore che poi si è rivelato essere un neuropsichiatra stava tutti i giorni con malati tipo il ragazzo che accomagnavi... ed ha visto che tu ci sapevi fare.
La vera specializzazione è l'amore. Tu non hai studiato certe discipline eppure...
Ciò conferma che l'arte della vita sta nella relazionalità.
Bella storia.
Poi quella citazione. Dici che è la finale.
Si potrebbe pubblicare per intero?
Grazie, Giulio
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