mercoledì 12 dicembre 2018

Cosa siamo noi?

Cosa siamo noi? Siamo gocce che vivono come gocce per un certo tempo e poi cadono, spariscono nel mare, nell’acqua dell’oceano. Spariscono come gocce perché la loro acqua si è unita a tutta l’acqua dell’oceano. 
La gente vive un po’ angosciata perché si domanda: che cosa sarà di me dopo la mia morte? Allora io dico loro, ma che cosa sei tu? La goccia d’acqua o l’acqua della goccia?
La goccia d’acqua svanisce, ma all’acqua della goccia non succede nulla. L’acqua rimane.
Anzi ciò che mi faceva soffrire, ossia  la tensione superficiale che mi impediva di stare fino in fondo in relazione con te, svanisce. Il tempo di questa vita mi è dato per scoprirmi acqua. L’acqua non si perde, si trasforma. Farà il suo cammino, forse diverrà un’altra goccia d’acqua, ma quella goccia sparisce e ciò che è chiamato a sparire quanto prima sparisce meglio è. Perché afferrarsi? Lascia andare.

Raimon Panikkar (1918-2010), presbitero, teologo e filosofo spagnolo.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Non so cosa dire, Tanino.
Il brano che hai scelto mi interpella fortemente.
Sono in un'età in cui il pensiero della fine è costante. Non per paura ma perché è questo il corso delle cose.
Evidentemente io, come ogni uomo - immagino-, mi creo un'immagine della mia stessa fine, anche se gli stoici continuano a ripetere se c'è la morte io non ci sono.
Eppure l'esigenza di esistere è sempre viva.
Ho dubitato tanto sull'aldilà come è presentato dalla nostra religione.
Non mi hanno aiutato i racconti di sopravvissuti o apparizioni di spiriti e santi e madonne...
Ciò che mi aiuta è vedere in me stesso maturare la sensibilità ad amare. Quasi che sia questo l'unico sentiero che mi farà oltrepassare, quasi la mia carta d'identità.
Sarei contento di conoscere il tuo pensiero.
Non so quanti anni hai, ma da quello che racconti di decenni ne hai vissuti.
Buona preparazione al Natale,
Con gratitudine
Ludovico

Tanino ha detto...

Caro Ludovico,
grazie per quanto scrivi.
ti risponderò personalmente.
Tanino