mercoledì 24 febbraio 2010

Il coraggio del silenzio

Caro Tanino,
chissà se ricordi che diversi anni fa durante una conferenza sei stato fortemente avversato da qualcuno che con una frase ha distrutto tutto il tuo discorso.
Mi aspettavo da te una reazione che avrebbe chiarito meglio le tue posizioni. Tu, invece, sei rimasto in silenzio. Quel comportamento mi è rimasto dentro più come domanda che come esempio positivo.
Ora ti ho ritrovato nel tuo blog e mi rendo conto che sai quello che vuoi. Perché quella volta hai taciuto?


La risposta l’ho avuta oggi. Sono stato a trovare un collega in ospedale. La cosa strana è che questo collega, sempre battagliero, sempre in prima fila, oggi mi è sembrato un altro. Non per la tragedia della malattia che lo consuma, ma è come se fosse cambiata la sua visione del mondo. Mi ha detto soltanto che la vita ha dei risvolti che ti lasciano senza parole e che ci vuole coraggio a tacere. 
Mi sei venuto in mente e ho capito in un lampo che ci vuole più coraggio a tacere che a gridare. Dopo anni, ti arriva il mio grazie.
Vincenzo

foto di Mario Garcete: Cuadrodeluz

1 commento:

Anna (da Nicodemo) ha detto...

Vincenzo,
mi permetto di rispondere a questo quesito del silenzio di fronte all'insulto che credo sia ben diverso dal silenzio di fronte alla malattia-mostro che uccide.
Anche a me spesso succede di rimanere in silenzio davanti ad insulto ingiusto, ma è perchè so benissimo che si mi mettessi ad urlare entrerei in quel gioco perverso della rabbia che non è certo sorella della verità.
Però, tra il tacere e l'urlare c'è il parlare ed il parlare bene, ma non sempre è possibile farlo e non lo è perchè ci si rende conto che in questo caso l'accusatore prenderebbe forza e quindii trascinerebbe nello scontro.
Credo che la verità ed il bene difendono se stessi senza urla e strepiti, senza insulti ed aggressioni e la grande tentazione che viene proposta in quei momenti è la stessa che venne proposta a Gesù: "Difendi te stesso!.
Altro paio di maniche è per coloro che vedono e che non sono i diretti interessati all'opposizione/insulto/aggressione. Per costoro dovrebbe valere - penso ed è quello che quando ci riesco faccio - il difendere o quanto meno intervenire a redarguire sui toni dell'opposizione.
Per il silenzio di fronte alla malattia ... non lo so, ma quando assisto e vedo questo silenzio mi si crea un buco nel cuore che si trasforma in una preghiera domanda "Ma perchè Signore? Non lo capirò mai, ma invadi questa persona della Tua Grazia e della Tua Luce".

ciao ... e scusa Tanino se mi sono permessa di permessa.