martedì 27 novembre 2012

Come stupirsi?




All'aforisma di Einstein "Chi non riesce più a provare stupore e meraviglia è già come morto e i suoi occhi sono incapaci di vedere" il commento Francesco è: 
 «… Una volta tutto mi incantava ma dopo alcune delusioni, non c'è più spazio per lo stupore.
Tanino, tu dovresti raccontare come ti stupisci e quali sono le componenti psicologiche necessarie perché ciò avvenga.
Sono un ingegnere e so misurare tutto, ma di stupore non me ne intendo.
Eppure, e questo è già paradossale, visito periodicamente il tuo blog, come in questa uggiosa domenica di fine novembre... forse alla ricerca di qualcosa.»

Difficile dare una risposta perché lo stupore non presuppone attesa, conoscenza, comparazioni. Lo stupore è un sentimento di sorpresa, di meraviglia di fronte ad una novità assoluta che ci investe.
Ci può sorprendere un regalo, un gesto d’affetto, il cambio repentino di una situazione, la soluzione inaspettata di un problema…
Lo stupore è sempre segnale della scoperta che dietro quel dato fatto che ci colpisce, c’è qualcuno.
È il gioco a nascondino. È il “cucù” di un papà al suo bambino, mentre appare e scompare dietro un tavolo. László Mécs, poeta ungherese del secolo scorso, scriveva che “Dietro il caso Dio sorride”.
Il mio stupore è un’involontaria scoperta che c’è un Altro.
È la scoperta che dona senso a quello che faccio perché lo stupore risveglia l’innocenza che mi permette di imparare cos’è la vita.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Precisazione ottima!
Grazie!
Da quello che affermi lo stupore ha a che fare con il mistero. Con Dio.
Mi pare che il vostro Città Nuova abbia questo primo intento: condurre il lettore allo stupore, aiutarlo a vedere che dietro ogni avvenimento c'è un altro, un regista come lo chiami tu, che sa dove vuole arrivare e ti aiuta ad arrivarci.
A questo punto, Tanino, c'è solo da ringraziare.
Saluto tutti quelli che ti fanno da spalla.

Franco S.

Anonimo ha detto...

Aggiungo qualcosa a quello che scrive Franco.
Dal blog di Tanino traspare non solo una fede, ma un cammnino. Ha esordito con l'idea di un "regista" che lo guida e continua a far vedere come è guidato.
Tra fatti vissuti, favole, lettere e citazioni scelte, ci permette di stare accanto a lui e di vedere, per quanto possibile, ciò che lui vede.
Riconosco che ha un bel coraggio, ma soprattutto che stupisce per la proteiforme quantità di cose che offre.
Lo faccio conoscere ad amiche e amici e mi ringraziano.
Franco, come tu intuisci, lo stupore di Tanino ha a che fare con Dio.
E' tutta qui la forza e la spiegazione.
Tanino, ti ringrazio e ringrazio Franco che mi ha dato possibilità, o mi ha costretto a scrivere.
Emanuele

Anonimo ha detto...

Caro Tanino, leggendo quello che scrivi tu e quello che scrivono altri,
mi è venuta in mente questa pagina di Frère Roger Schutz.
Penso di averla presa da “Ritratto di Taizè”.
Comunque è una pagina che tengo in evidenza perché è scritta con il cuore.
Ciao, Teresa



Saresti forse preso alla sprovvista davanti a questa realtà della preghiera che, di primo acchito è più grande di te, ma è così sin dall'inizio della Chiesa.
Paolo, l'apostolo, scrisse: "Noi non sappiamo come pregare...", "...ma lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza e prega in noi". Il nostro cuore forse fatica a immaginare, ma lo Spirito è in continua attività dentro di noi.

A volte la preghiera è una lotta interiore, altre volte è un abbandonarsi con tutto il proprio essere, ma ad un certo momento, nel silenzio, essa diventa come un semplice riposo in Dio. Questo è forse uno dei vertici della preghiera.

Per pregare Dio non richiede prodigi straordinari o sforzi sovrumani. Nella storia dei cristiani, tanti credenti hanno vissuto alle sorgenti della fede attraverso una preghiera poverissima di parole. Alcuni giorni, preghiamo con quasi nulla.

Rimanere accanto a Cristo in questa povertà, è già pregare.
Stupore di un amore ... Ti sorprendi a dire: "Gesù, il Risorto, era in me, eppure non lo sentivo" così, spesso, l'ho cercato altrove. Potevo ben correre attraverso la terra, andare lontano, molto lontano, fuggire le fonti deposte da lui nelle profondità del mio essere, smarrendomi in vie senza uscita ... la gioia di Dio rimaneva introvabile.

Ma venne il giorno in cui scoprii che il Cristo non mi aveva mai lasciato.
Io non osavo ancora rivolgermi a lui, ma lui mi capiva già, mi parlava già.
Il battesimo fu il segno di un'invisibile presenza.

Levato il velo del dubbio, la fiducia della fede è giunta fino a illuminare la mia notte".