Gelida mattina alla stazione Termini di Roma, ora stazione Giovanni Paolo
II.
Mi affretto a un appuntamento. In senso contrario al mio passo veloce, un barbone trascina
lentamente una spessa coperta e guarda avanti senza vedere nessuno.
Verso dove va?
Torno indietro, gli chiedo se ha bisogno di
qualcosa. Labbra sottolineate da bava
secca non sanno rispondermi. Non comprende e non mi vede, anche se sono nel giro
dei suoi occhi.
Nelle mani, che tremano nel trattenere la coperta, cerco di
mettere delle caramelle.
Mi guarda, forse mi vede, e riprende il cammino verso
il nulla, trascinando sul marciapiede la sua coperta, tutto il suo bene.
Quell’uomo mi ricorda che ho iniziato la giornata con la
voglia di viverla come se fosse l’unica della vita.
3 commenti:
Vedi, Tanino, con i fatti che racconti con poetica essenzialità, costringi chi ti legge a fare altrettanto.
Non è un'azione violenta la tua, ma una convinzione che coinvolge.
Tocchi un tasto delicatissimo e penso che più che mai noi italiani siamo sensibili al fenomeno dell'accattonaggio che ha preso forme pericolose e invadenti.
Certo, chi chiede l'elemosina ha bisogno. Ma è sempre così?
Comunque grazie. La tua finezza impedisce di pensare male.
Ti capisco e vorrei potre fare anch'io come te.
Leonardo
(forse ti ricordi di me perchè tempo fa ti ho scritto)
problema antico e attualissimo.
non so cosa dire, ma quello che racconti dimostra come vedi l'uomo.
Forse perchè sei cristiano...
Ludovico m.
Tu sei un pittore prima di essere scrittore.
Mi hai fatto vedere la scena. Anzi direi che sei uno scenografo...
bravo, Tanino
certo che seguirti, attraverso il blog è già un'avventura.
Auguri,
Marcello
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