Prima di Pasqua un amico mi porta a trovare una famiglia: vengo a conoscenza di un dramma ma vissuto nella più grande dignità. La moglie mi racconta:
Mio marito da due anni è malato. Un tumore al cervello lo ha
trasformato. Talvolta si lamenta perché gli cadono gli oggetti dalle mani. Con
i figli ci siamo accordati a non fargli mai sentire che è successa qualcosa di
strano…
Tante volte osservando la delicatezza con la quale i figli
trattano il padre, rendendomi conto di quali sacrifici e rinunce fanno pur di
aiutare in famiglia, vedo in loro una maturità più grande della loro
adolescenza.
Stiamo vivendo una stagione della famiglia come mai avevamo
vissuto. Nonostante il dolore inconfessabile che pesa sulle nostre giornate,
sperimentiamo una grande serenità.
2 commenti:
Tanino, questa serenità di cui scrivi, è il segno importante di aver scoperto i valori della vita, di averli rimessi nel giusto ordine. Quando mi sono ammalata, dopo un periodo di sorpresa e di speranza che tutto ritornasse come prima della malattia, ho avuto una grossa scossa, direi una terribile fase di scoraggiamento, di impotenza, di inutilità di tutto.
Guardando mio marito e i miei figli ho preso la decisione, dolorosissima ma necessaria, di pensare a loro, di non aumentare il dolore.
Questo sforzo mi ha ridato la serenità.
Credo che in questo sforzo, che in fondo è un grande atto di amore, ho ricompreso il senso di ciò che mi stava accadendo.
Dapprima l'idea che il tumore avesse intaccato me mi ha assimilato a molti altri conoscenti in uguali condizioni. Poi ho rispolverato la mia fede, ormai sepolta sotto tanta cenere...
Ma non volevo accettare di cercare Dio per avere qualche consolazione o qualche inconfessato placebo, era la ricerca di senso che mi portava a spaziare in ambiti non cercati.
La fede non è un sonnifero che ti fa uscire dalla realtà, la fede è una strada per accedere nella vita.
Ora vivo il mio tempo in modo diverso. godo di tutto: della primavera che torna, del risultato di un compito di mio figlio, della serenità di mio marito... siamo più famiglia.
E paradossalmente ora mi sento più madre.
Ciao e grazie,
S. M.
Grazie infinite SM per quanto hai scritto: un vero prezioso dono.
Tanino
Posta un commento