Sembra
facile. Ma cambiare casa, passare da un convento all’altro non è poi così
semplice. Lasciare una comunità dove hai contribuito a costruire spirito di
famiglia; andare lontano dall’ambiente in cui sei stimato e apprezzato;
lasciare non solo i tuoi parenti, ma distaccarti anche dal papà ammalato;
mettere in mano ad altri opere che stavi portando a termine…
Tutto
questo mi ha messo in un mare di problemi; non ultimo e non il più piccolo,
andare in un convento dove non sai cosa trovi e non conosci le persone con cui
vivrai.
Inutilmente
cerco di pensarci e risolvere con la ragione questo guazzabuglio; non risolvo
nulla cercando e ammucchiando argomenti umani.
Sto
raccontando come alcuni anni fa ho avuto la grazia di vivere questa situazione.
Mi
sono trovato a tu per tu con Chi ha in mano la mia vita. A Lui mi sono
consegnato. A Lui chiedere informazioni e luce nel dilemma di un incrocio
qualche volta troppo intricato.
Davanti
al tabernacolo, tutto solo e al buio, attendo sempre più serenamente, una
risposta. “Ma guarda – mi dico – cosa inventa Dio per avermi a quattrocchi”.
Davanti
a me un foglietto appoggiato sul banco. E’ la Parola di vita: “Se uno mi ama,
il Padre mio lo amerà; e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui.”
Allora, mi sono detto, è la Trinità che abita in me.
Paura
di cambiare convento?! Ma…perché?!... se sono le tre divine persone interessate
a me e vengono a fare convento in me e con me? E’ Dio il mio convento, sono io
il convento di Dio.
Alla
prima occasione, ho raccontato agli amici questa luce; mi hanno ringraziato
perché ci siamo aiutati a vivere la libertà dell’obbedienza che può chiamarci a
fare convento in ogni punto della terra vivendo in comunione.
p.
Andrea Panont