martedì 8 marzo 2016

Ricordando Sergio Infantino

L’8 marzo 2004 compiva la sua esistenza nel tempo Sergio Infantino. Di lui ho scritto in Nessuna notte è infinita, ed ho concluso la biografia citando una frase del Vangelo che Chiara Lubich aveva dato a Sergio quasi come epiteto della sua esistenza. Leggendo questa omelia di Giovanni Taulero ho ripesansato fortemente a Sergio.


Se guardassimo per il sottile, saremmo spaventati al vedere quanto l'uomo cerchi il suo tornaconto personale in ogni cosa, alle spalle degli altri uomini, nelle parole, nelle opere, nei doni, nei servizi. Ha sempre in vista il suo bene personale: gioia, utilità, gloria, servizio da ricevere, sempre qualche vantaggio per sé. Questo ricerchiamo e perseguiamo nelle creature, e anche nel servizio di Dio. L'uomo non vede nulla se non le cose terrene, come la donna curva di cui ci parla il vangelo, che era tutta riversa verso terra e non poteva drizzarsi (Lc 13,4). Nostro Signore dice che «nessuno può servire a due padroni, Dio e la ricchezza» e prosegue dicendo «cercate prima – cioè prima di tutto e innanzi tutto – il Regno di Dio e la sua giustizia» (Mt 6,24.33).

Siate attenti dunque alle profondità che sono dentro di voi, e cercate solo il Regno di Dio e la sua giustizia – cioè cercate solo Dio che è il vero regno. Desideriamo questo regno e lo chiediamo ogni giorno nel Padre nostro. Il Padre nostro è una preghiera altissima e potentissima. Non sapete ciò che domandate (Mc 10,38). Dio è in persona il suo  regno, il regno di tutte le creature ragionevoli, il termine dei loro moti e delle loro ispirazioni. Il regno che chiediamo è Dio in persona, in tutta la sua ricchezza...

Quando l'uomo ha queste disposizioni, cerca, vuole, desidera Dio solo, diviene lui stesso il regno di Dio e Dio regna in lui. Nel suo cuore allora regna magnificamente il re eterno che lo sostiene e lo governa; la sede di questo regno sta nel più intimo del suo animo.


Giovanni Taulero (ca 1300-1361), domenicano a Strasburgo
Omelia 62


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