L’8 marzo 2004 compiva la
sua esistenza nel tempo Sergio Infantino. Di lui ho scritto
in Nessuna
notte è infinita, ed ho concluso la biografia citando una frase del
Vangelo che Chiara Lubich aveva dato a Sergio quasi come epiteto della sua
esistenza. Leggendo questa omelia di Giovanni Taulero ho ripesansato fortemente
a Sergio.
Se guardassimo per il
sottile, saremmo spaventati al vedere quanto l'uomo cerchi il suo
tornaconto personale in ogni cosa, alle spalle degli altri uomini, nelle
parole, nelle opere, nei doni, nei servizi. Ha sempre in vista il suo bene
personale: gioia, utilità, gloria, servizio da ricevere, sempre qualche
vantaggio per sé. Questo ricerchiamo e perseguiamo nelle creature, e anche nel
servizio di Dio. L'uomo non vede nulla se non le cose terrene, come la donna
curva di cui ci parla il vangelo, che era tutta riversa verso terra e non
poteva drizzarsi (Lc 13,4). Nostro Signore dice che «nessuno può servire a due
padroni, Dio e la ricchezza» e prosegue dicendo «cercate prima – cioè prima di
tutto e innanzi tutto – il Regno di Dio e la sua giustizia» (Mt 6,24.33).
Siate attenti dunque
alle profondità che sono dentro di voi, e cercate solo il Regno di Dio e la sua
giustizia – cioè cercate solo Dio che è il vero regno. Desideriamo questo regno
e lo chiediamo ogni giorno nel Padre nostro. Il Padre nostro è una preghiera
altissima e potentissima. Non sapete ciò che domandate (Mc 10,38). Dio è in
persona il suo regno, il regno di tutte le creature ragionevoli, il
termine dei loro moti e delle loro ispirazioni. Il regno che chiediamo è Dio in
persona, in tutta la sua ricchezza...
Quando l'uomo ha
queste disposizioni, cerca, vuole, desidera Dio solo, diviene lui stesso il
regno di Dio e Dio regna in lui. Nel suo cuore allora regna magnificamente il
re eterno che lo sostiene e lo governa; la sede di questo regno sta nel più
intimo del suo animo.
Giovanni Taulero (ca
1300-1361), domenicano a Strasburgo
Omelia 62
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