Con
i colleghi ci chiediamo come comportarci con il nostro capo, il professore che
dirige la cattedra, che da un certo tempo ha cominciato a scriverci delle note
di rimprovero protocollari. Dopo varie proposte vengo incaricato per far
arrivare la nostra denuncia al rettore.
Mi
trovai tra l’incudine e il martello: volevo aiutare i colleghi e mi dispiaceva
agire contro il capo.
Ho
chiesto aiuto a Dio. Dopo qualche ora ricevo da un’amica un regalo. Senza
pensarci due volte, vado a mettere quel dono sulla scrivania del capo, che
quando arriva mi fa chiamare. Dico che avvicinandosi Natale mi sembra logico
sottolineare che è festa e che siamo una famiglia. Lui resta in silenzio. Ne
approfitto per dirgli che quelle lettere che ci scrive hanno creato tra i
colleghi un grande scoraggiamento.
Lui
mi spiega che lo fa per zelo, ma “se questo rovina i nostri rapporti, non
scriverò più queste note di rimprovero”.
Nella
nostra cattedra tornò la pace e la gioia di lavorare insieme. Quando i colleghi
mi chiesero cosa fosse avvenuto, non seppi spiegare come la ricerca del bene
dell’altro produca sempre un piccolo miracolo.
(Ho pubblicato questo fatto che ho vissuto in Ungheria, nel Vangelo del giorno, Città Nuova Roma, dicembre 2012, pag 87)
1 commento:
grazie, Tanino!
Gianna M.
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