martedì 24 settembre 2013

Una pagina di Tiziano Terzani




«La situazione era perfetta. Era quella che da tempo sognavo: avevo intere giornate di libertà, nessun impegno, nessun dovere e l'incredibile agio di lasciare vagare la mente, senza interruzioni, senza l'idea - un tempo l'ossessione - che avrei dovuto fare qualcos'altro. Dopo tanto clamore godevo finalmente di tanto silenzio. Per anni, preso da guerre, rivoluzioni, alluvioni, terremoti, grandi mutamenti dell'Asia, ero stato un appassionato osservatore di vite in pericolo, vite distrutte o, più spesso, sprecate: tantissime vite altrui. Ora osservavo semplicemente quella che più mi riguardava: la mia.
Mai, prima di allora, mi ero tanto sentito fatto di materia; mai avevo dovuto guardare così da vicino il mio corpo e soprattutto imparare a mantenerne il controllo, a esserne padrone, a non farmi troppo dominare dalle sue richieste, i suoi dolori, le sue palpitazioni e i suoi urti di vomito.
Mi resi conto di come, fino ad allora, avendo lavorato per un settimanale, il mio ritmo biologico e i miei stati d'animo erano stati determinati dalle scadenza - e spesso dall'angoscia - dell'articolo da scrivere. Ora tutti i giorni della settimana erano uguali, senza alti né bassi: semplicemente, meravigliosamente piatti. E nessuno voleva niente da me.
Ogni stagione ha i suoi frutti e la mia stagione giornalistica aveva fatto i suoi. Col passare degli anni avevo incominciato a capire che i fatti non sono mai tutta la verità e che al di là dei fatti c'è ancora qualcosa - come un altro livello di realtà - che sentivo di non afferrare e che comunque sapevo non interessare il giornalismo, specie per come viene ormai praticato. Avessi continuato in quel mestiere, al massimo avrei potuto tentare di essere come ero già stato. Il cancro mi offriva una buona occasione: quella di non ripetermi.
Non era la sola. Lentamente mi accorsi che il cancro era diventato anche una sorta di scudo dietro il quale mi proteggevo, una difesa contro tutto quel che prima mi aggrediva, una sorta di baluardo contro la banalità del quotidiano, gli impegni sociali, contro il fare conversazione. Col cancro mi ero conquistato il diritto di non sentirmi più in dovere di nulla, di non avere più sensi di colpa. Finalmente ero libero. Totalmente libero. Parrà strano, e a volte pareva stranissimo anche a me, ma ero felice».

Tiziano Terzani, Un altro giro di giostra, Longanesi & C, p. 13-14

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Grande Terzani!
Grazie Tanino, di questa pagina che fa vedere dove può arrivare l'uomo, le sue capacità, le estensioni della sua anima.
Federico

Anonimo ha detto...

Ringrazio Stefano per quello che ha scritto.
Sono giovane anch'io ed, essendo donna, mi sento ancor più penalizzata quando penso a cosa farò finita l'università.
Stefano, comincia tu, comincio io! crediamo che il futuro dipende da noi e non dagli egoismi di chi è già deluso dalla vita e si aggrappa a sogni e case e vacanze...
è triste, lo so, vedere una generazione che aveva il mondo in mano e se l'è lasciato consumare dall'egoismo e dalla paura.
partiamo da questa costatazione come da una pedana di lancio per un futuro splendido... per fare vivere anche gli egoisti sepolti dalla paura.
Ciao, Stefano. Luciana